CINA. Conflitto evitabile tra Pechino e Nuova Delhi

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«Il conflitto militare tra la Cina e l’India nella zona di Dong Lang / Doklam rivela le ambizioni geopolitiche dell’India e la motivazione ad usare “la protezione del Bhutan” come scusa per il proprio sogno di diventare una superpotenza. Per disinnescare la crisi, l’India dovrebbe immediatamente ritirare le proprie truppe dalla zona». Così apre un editoriale sul Giornale del Popolo di Pechino dedicato alla grave crisi di frontiera tra India e Cina.

Secondo un articolo di Voice of China, «l’intrusione dell’India nell’area con il pretesto di aiutare il Bhutan non solo viola la sovranità territoriale della Cina, ma sfida la sovranità e l’indipendenza del Bhutan. Ora, il Bhutan è bloccato nel bel mezzo di un conflitto geopolitico che potrebbe espandersi e portare ad un più ampio conflitto regionale.

Tutto ciò suggerisce che il conflitto avviato dall’India non riguarda “la protezione del Bhutan”, ma dell’India cercando di realizzare il suo sogno di sovranità».

Lo scontro tra i due stati, seppur teso e oramai lungo non starebbe però inficiando la loro collaborazione in molti settori: ad esempio, l’India beneficia della Asian Infrastructure Investment Bank, istituzione finanziaria multilaterale fondata per contribuire ad aumentare la connettività in tutta l’Asia. Ad oggi sono stati approvati tre progetti, tra cui un progetto per lo sviluppo energetico e un progetto per lo sviluppo delle infrastrutture; recentemente, la banca ha approvato un prestito di 329 milioni di dollari per costruire strade in circa 4.000 villaggi in tutti i 33 distretti di Gujarat. Inoltre, altri sei progetti sono stati studiati dalla banca. Allo stesso tempo, più aziende cinesi stanno investendo in India, e il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto una cooperazione economica più stretta.

D’altro canto l‘India è anche membro dell’Organizzazione di cooperazione di Shanghai, Sco, il che significa che l’India ha voce sulle importanti questioni politiche, economiche e di sicurezza regionali che lo riguardano direttamente. Inoltre, la Cina e l’India sono membri Brics, una piattaforma importante per la cooperazione tra le principali economie emergenti, nonché membri del G20, primo forum per la cooperazione economica internazionale e la governance globale. Inoltre, la Cina e l’India potrebbero sempre rafforzare ulteriormente la cooperazione nell’ambito della Belt & Road Initiative, cui l’India è ancora riluttante a partecipare.

Questo comporta una complessità elevata nella relazione tra i due paesi per cui sia Cina che India non hanno bisogno di essere rivali per la leadership strategica in Asia. Più della competizione funziona il modello della cooperazione, come fra Cina e Filippine. Pechino e Manila stanno elaborando le loro differenze sulla questione del Mar Cinese meridionale e la Cina e l’Asean hanno approvato un quadro per un codice marittimo di condotta, un passo importante per alleggerire le tensioni. Questo fatto dimostrerebbe che il conflitto è evitabile, anzi è possibile adottare misure per abbassare le tensioni e risolvere tranquillamente le contrapposizioni.

Pechino però ha reso chiaro che la sua pazienza sta diminuendo e non è infinita e aspetta una mossa da Nuova Delhi.

Graziella Giangiulio