Cina, patria del BitCoin

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STATI UNITI D’AMERICA – New York 15/03/2015. Lo yuan cinese costituisce fino all’80 per cento delle transazioni in Bitcoin.

Secondo uno studio della Goldman Sachs, pubblicato il 10 marzo, e intitolato “The Future of Finance. Redefining The Way We Pay in the Next Decade” il Bitcoin ha doppiato le altre valute on-line, è lui il nuovo “megatrend” che sta rimodellando la tecnologia di transazioni. La seconda moneta più utilizzata è il dollaro statunitense, con il 19 per cento, mentre i conti in euro solo per l’1 per cento di tutte le transazioni.
Lo stuido ha messo in evidenza ancora una volta l’influenza della Cina sul mercato Bitcoin, già documentato da varie organizzazioni finanziarie.
Secondo la US-China Economic and Security Review Commission, l’espansione della comunità cinese online ha avuto come conseguenza una rapida adozione dei servizi di pagamento online e ci si aspetta anche che l’e-commerce nel paese crescae del 32 per cento nel 2015. La Pboc (Banca Popolare Cinese, la banca centrale) in precedenza aveva tentato di frenare l’uso dei Bitcoin descrivendo il cambio come “valuta speculativa”. Ma la cripto-valuta ha mostrato notevole capacità di recupero in Cina, nonostante la Pboc abbai chiuso i suoi bancomat al Bitcoin, così come ha negato la creazione di di conti bancari in Bitcoin.
Una ragione di questo è che la Cina è diventata un hub importante per la cripto-valuta, che può contribuire a elevati volumi di transazioni del paese, sempre secondo la US-China Economic Review Commission.