CINA. A rischio il turismo hymalaiano

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La crisi di confine che vede contrapposte le truppe indiane e cinesi sull’Himalaya è entrata nel suo secondo mese. I media cinesi e indiani stanno usando toni più aggressivi che non aiutano la politica a risolvere la crisi. Il cinese Global Times ha detto che alcuni residenti del Sikkim, lo stato indiano più vicino al sito della contrapposizione, stavano sperimentando una “crisi d’identità: la maggior parte non si identificano come indiani, ma cinesi. Il rappresentante del Sikkim al parlamento dell’India, Prem Das Rai, ha descritto la crisi, la prima nella zona dopo la guerra nel 1967, come un «nuovo fenomeno» diverso e più grave della corsa militare, e degli incidenti transfrontalieri non violenti visti negli ultimi 50 anni: «Di solito le incursioni di confine sono state risolte entro pochi giorni, ma questa dura da oltre un mese», rirpota il South China Morning Post.

Malgrado le tensioni, però, la vita sembra continuare a funzionare normalmente. 

Mentre le truppe indiane invitate nella zona dal governo di Bhutan si affrontano con le truppe cinesi, le guide turistiche indiane che continuano a lavorare affermano che i soldati cinesi di guardia al passaggio di confine, luogo di un feroce scontro tra truppe indiane e cinesi 50 anni fa, sono amichevoli tanto che i turisti si fermano per salutarli. 

Gli operatori turistici della zona e quelli internazionali sono preoccupati che una guerra fatta solo di parole e non di fatti possa danneggiare l’economia locale. Una guerra sul confine avrebbe fatto del male all’industria del turismo, che rappresenta il 65 per cento del prodotto interno lordo del Sikkim; secondo le cifre ufficiali, l’anno scorso Sikkim ha avuto più di 800 mila turisti, di cui 66.012 stranieri.

Pechino ha chiuso il passaggio di Nathu La ai pellegrini indiani che vogliono visitare il monte Kailash del Tibet e il lago di Manosawar, sacro sia agli indù che ai buddisti, e questo fatto potrebbe causerebbe un ulteriore calo negli arrivi dei visitatori. Il turismo locale aveva già subito un danno in precedenza a causa di episodi violenti nelle colline vicine di Darjeeling.

I visitatori del Sikkim devono affrontare delle restrizioni anche in tempi normali. Gli stranieri devono ottenere un permesso speciale in cima al loro visto e i cittadini di Cina, Pakistan, Bangladesh, Myanmar e Nigeria devono ottenere l’approvazione preventiva del governo di Nuova Delhi prima di entrare nello Stato. Solo i cittadini indiani possono entrare nella zona di Nathu La, dove i visitatori possono vedere gli yak e visitare un lago panoramico.

Se fosse più facile per i cinesi visitare il Sikkim, si aprirebbe un mercato enorme oltre che essere di aiuto nel consolidare l’amicizia tra i due paesi.

Graziella Giangiulio