Caracas caro prezzo come a Mosul, e non c’è ISIS

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A’maq, agenzia di stampa dello Stato Islamico, per la prima volta ammette di essere stata hackerata e quindi dissuade tutti i suoi fan a scaricare applicazioni A’maq che tramite Flash Player installano virus nel computer. Affida la comunicazione ai canali di seconda fila, ovvero quelli che sono la fotocopia A’maq e non hanno legami diretti con il canale A’maq di cui riportano solo le notizie. Tra il 28 e il 30 marzo ISIS ha postato on line un nuovo nasheed dal titolo terrificante: “Breaking the Skulls”, “Spaccare i teschi” ovvero un invito a uccidere le persone rompendo la testa e non solo nei teatri di guerra.

Nella giornata del 30 marzo ISIS ha fatto esplodere due autobombe con attentatori suicida a Rashid a sud di Baghdad ferendo e uccidendo 100 persone. L’obiettivo era colpire due diversi raduni di milizie sciite nella zona sud della capitale. Le tv locali parlano invece di 14 morti e molti feriti nell’esplosione di due autobombe a Baghdad. Sempre canali pro ISIS ci informano che più di 100 civili sono stati uccisi o feriti nelle ultime 24 ore da bombardamenti USA a Mosul. Unica arma che riesce a penetrare la zona vecchia della città. ISIS mentre era libera di muoversi a Mosul ha riempito al città, ubicando in garage o luoghi coperti, mezzi imbottiti di esplosivo che “tira fuori” dai garage quando li utilizza. Secondo le stime degli attivisti sunniti non ISIS in giro per la città ci sarebbero oltre 300.000 mezzi tra auto, motorini e camion esplosivi. Quanto basta per arenare la battaglia per molti mesi. ISIS come già scritto ama molto questo di tipo di guerriglia urbana, soprattutto in una città che conosce benissimo, dove ha scavato tunnel per anni, e sa dunque sorprendere l’esercito iracheno alle spalle. Tra le armi che spaventano di più l’esercito iracheno ci sono i droni bomba e i cecchini. Nella sola giornata del trenta marzo otto soldati iracheni più tre agenti della polizia federale sono stati uccisi da un cecchino ISIS e altri tre sono stati feriti durante gli scontri in diverse parti del lato destro della città e nella zona industriale e a Ras Jadah. ISIS rivendica anche un atterraggio di fortuna di un elicottero iracheno e sempre secondo ISIS ci sarebbero morti e feriti. Tra i post più raccapriccianti quelli che ironizzano sull’aumento degli abitanti dei cimiteri sciiti a Mosul. ISIS festeggia ogni morto postando la sua lapide. Soprattutto se si tratta di ufficiali.

Tra le azioni senza esclusione di colpi ISIS a Mosul ha creato case trappolate. Si tratta di case che esplodono quando si apre una porta o si accende una luce, a volte vengono inseriti entrambi i meccanismi. ISIS non è nuova a questi metodi barbari due città simbolo furono: Ramadi in Iraq e Derna in Libia. In merito alle notizie dei giorni scorsi trapelate dalla stampa italiana sul caro prezzi a Mosul sotto ISIS, in realtà è una non notizia. In ogni luogo in cui c’è la guerra, dove le città sono assediate il cibo o qualsiasi genere di prima necessità non arriva o scarseggia. E ci sono sciacalli, non solo ISIS senza per questo difendere le loro atrocità, pronti a lucrare su quanto rimane in magazzino. In un Paese, che non è in guerra ma sta vivendo una recessione importante, il Venezuela, vedi articoli AGC, le medicine hanno subito un aumento del 1000% in 15 giorni. Il costo di una garza è passata da 50 a 500 bolivar, le stringe costano ora 940 bolivar l’una. Il cerotto a metro 6.000 bolivar. Un chilo di caffè costa 14.000 bolivar, un espresso al bar 500 bolivar. Aumentati di 5 volte nel giro di un mese mentre lo stipendio medio di un venezuelano è di 520 bolivar. Quindi nessuna persona comune può usufruire di questi beni senza indebitarsi. E non sono sotto ISIS e nemmeno in guerra, figuriamoci cosa può succedere nei paesi sotto assedio o in guerra. Se si facessero le domande ai superstiti di Maydana, Damsco, assediati da Assad governati dai ribelli si avrebbero le stesse risposte degli sfollati da Mosul sotto ISIS. La notizia semmai è che quelle persone in fuga vengono bombardate dalle nostre bombe, ovunque vadano a Mosul perché ISIS è radicata nella società e come hanno detto gli americani e gli iracheni loro alleati in  conferenza stampa: «la morte dei civili non fa notizia», pur di colpire ISIS: questa è la guerra. Parlare del conflitto contro ISIS significa assumersi anche la responsabilità delle azioni compiute dagli alleati contro ISIS. Difficile dunque identificare i buoni dai cattivi. Girano infatti sui social video in cui gli sciiti e alleati arrivati per liberare i quartieri di Mosul prelevano dalle loro case civili sunniti, adolescenti e bambini e li picchiano. A Fallujah sono scomparsi nel nulla 700 bambini e le famiglie sfollate ad Amiriyat non vogliono far rientro in città per paura di perdere anche gli altri figli. Questo è il vero orrore, come lo chiamiamo è l’effetto collaterale intollerante della guerra.

Redazione

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