Fosse comuni in Burundi

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BURUNDI – Bujumbura 29/01/2016. Immagini satellitari mostrano cinque possibili fosse comuni alla periferia della capitale del Burundi.

Si tratta, denuncia Amnesty International il 29 gennaio, di siti coerenti con le testimonianze che accusavano le forze di sicurezza di aver ucciso decine di persone a dicembre 2015. I testimoni hanno raccontato che le tombe sono state scavate nel pomeriggio del 11 dicembre. Le immagini degli incendi nelle zone indicate dai testimoni, per Amnesty, dimostrano lo sforzo deliberato da parte delle autorità di nascondere l’entità degli omicidi compiuti dalle forze di sicurezza. A dicembre, un gruppo di uomini armati ha attaccato alcune basi militari. Le autorità reagirono con perquisizioni, arresti e presunte esecuzioni sommarie, per organismo Onu di tutela dei diritti umani. Le Nazioni Unite hanno detto di star analizzando anche le immagini satellitari per verificare le testimonianze su almeno nove fosse comuni nei dintorni di Bujumbura, tra cui una in un campo militare, contenente più di 100 corpi. Gli stati africani stanno cercando di spingere Nkurunziza ad accettare una missione di peacekeeping in un vertice previsto a breve per evitare che il Burundi scivoli nuovamente in un conflitto etnico. Le speranze di riuscirci però sono poche. Se l’Unione africana ha detto che avrebbe considerato scattato l’articolo 4 del trattato Ua, senza il consenso del Burundi, per cui avrebbe potuto intervenire stante la presenza di «circostanze gravi, vale a dire: crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità». L’Unione Africana dovrebbe anche chiedere l’approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un simile intervento. Il consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è stato in Burundi la settimana scorsa. L’Onu stima che i morti siano almeno 439 se non di più; oltre 240mila persone sono fuggite all’estero e l’economia del paese è in crisi.