Brasile – Gran Bretagna, tecnologia in cambio di petrolio

174

Il Primo ministro britannico David Cameron, in visita ufficiale in Brasile la scorsa settimana,  si è incontrato anche con il Ceo di Petrobras Maria das Graças Silva Foster, alla guida della compagnia petrolifera che ha sede a Rio de Janeiro.

L’Inghilterra si sa per troppo tempo ha nicchiato in materia energetica, sfruttando al massimo l’energia prodotta dal carbone. Ma entro il 2020 le cose devono cambiare. La gran Bretagna ha intensificato le istallazione di pale eoliche, non solo, ha stretto i rapporti con l’Islanda per accaparrarsi la geo-energia, ma ancora non basta. E quindi si è rivolta, più per motivi politici che non economici al Brasile.  Cameron accompagnato da una delegazione di uomini d’affari britannici, l’ambasciatore britannico e ministro per il commercio, ha discusso con il eco di Petrobras di possibili opportunità di business tra l’industria del Regno Unito e Petrobras, così come un certo numero di progetti di cooperazione, inclusa la ricerca, il lavoro universitario. Il Brasile da tempo infatti sta cercando di sviluppare una nuova tecnologia per l’estrazione del petrolio, ovvero scendere più in profondità, tagliando uno spesso strato di sale perché il petrolio è più “puro”.
«Abbiamo un enorme potenziale di petrolio e gas, e una grande sfida davanti a noi,  di una nuova politica nazionale di approvvigionamento, ma siamo ancora aperti a merci inglesi e servizi», ha detto Foster.
Le norme brasiliane richiedono per i progetti nel settore del petrolio di includere fino a 65 per cento di beni made Brazil, una politica, questa, che dicono gli analisti sta ostacolando la produzione di petrolio del paese, ma anche la creazione di posti di lavoro sul mercato interno. L’obiettivo è quello di aumentare l’export verso il Regno Unito, in cambio di un investimento di Petrobras di 10 milioni di dollari per un progetto di ricerca in 3 università britanniche e 5 brasiliane. 
L’obiettivo del progetto è quello di trovare una soluzione per facilitare l’estrazione del petrolio nel Parnaíba, bacino nel nordest del Brasile, usando una combinazione di tecniche sismiche e geologiche. OGX ditta brasiliana ha già perforato un certo numero di pozzi. A rafforzare l’ipotesi di uno scambio di tecnologia e di barili di petrolio, la notizia che la britannica BG Group, ha recentemente annunciato l’intenzione di aumentare la sua produzione di petrolio in Brasile di un fattore del 20 per cento per i prossimi otto anni, da 30.000 barili al giorno al momento di 600.000 barili al giorno nel 2020. Mentre i nuovi dati mostrano che la produzione petrolifera Petrobras in agosto è sceso a 1,92 milioni di barili al giorno, il livello più basso di quest’anno. Dal mese di febbraio la società non è riuscita a rompere la barriera dei due milioni di barili al giorno, un netto calo rispetto al 2011, quando una produzione media giornaliera è stata di 2,02 milioni di barili al giorno. Tuttavia uno studio della Empresa de Pesquisa Energética (EPE) la scorsa settimana prevede che la produzione di petrolio del Brasile è destinata a salire del 158 per cento entro il 2021, rispetto alla produzione nel 2011.