BANGLADESH. I Rohingya vittime dei traghettatori bengalesi

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I traghettatori e i barcaioli del Bangladesh stanno sfruttando l’emergenza rohingya, chiedendo fino a 100 dollari per i viaggi in traghetto che di solito costano 50 centesimi. 

Stando a quanto riporta Scmp, circa 380.000 Rohingya sono fuggiti dalla fine di agosto e da fine agosto si sono moltiplicati gli appelli affinché Aung San Suu Kyi, leader del Myanmar, si esprima in loro difesa. Molti sono passati a piedi attraverso colline e giungla per raggiungere il confine solo per trovare prezzi enormemente gonfiati per un posto a sedere su una barca che attraversa il fiume Naf che divide i due paesi.

I magistrati bengalesi della città di confine di Cox’s Bazar hanno iniziato a condannare i proprietari di barche e gli abitanti locali fino a sei mesi in prigione e finora sono state condannate circa 150 persone colta in flagranza.

I proprietari di barche addebitavano ai rifugiati fino a 100 dollari per un viaggio di 10-30 minuti che normalmente sarebbe costato meno di 50 centesimi effettuando un ricarico di 200 volte superiore.

La stampa bengalese riportava nei giorni scorsi che i Rohingya sono stati tenuti da barcaioli fermi per ore nei villaggi costieri fino a quando non hanno ricevuto i pagamenti centuplicati per il viaggio attraverso il fiume.

Anche i rohingya che vivono nei campi profughi creati in Bangladesh hanno accusato i traghettatori.

L’afflusso enorme di rifugiati ha lasciato il Bangladesh alle prese con le difficoltà di fornire assistenza ai profughi esausti e affamati, circa il 60% dei quali sono bambini. 

La crisi birmana ha scatenato un allarme internazionale e il 13 settembre il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha interrotto il suo silenzio chiedendo la fine delle violenze.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha detto che la campagna militare birmana è una pulizia etnica.

L’Onu ha chiesto «passi immediati» per porre fine alla violenza; è stata la prima volta che l’Onu ha dato una risposta unitaria alla crisi. L’1,1 milioni di Rohingya hanno subito anni di discriminazione in Myanmar, dove viene loro negata la cittadinanza, anche se molti di loro hanno radici antiche nel paese.

Graziella Giangiulio