Crisi bancarie e cartolarizzazioni dei mutui

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ITALIA – Roma 01/02/2016. L’andamento del Ftse-Mib di gennaio è stato tale da bruciare, in un solo mese, tutti i guadagni del 2015.

Bisogna infatti registrare il dato positivo che nell’anno appena trascorso l’indice ha guadagnato complessivamente circa il 13%; pur tuttavia, le “montagne russe” di questo mese hanno letteralmente polverizzato i recenti guadagni, con perdite fino al 16%.
La maglia nera spetta ai titoli bancari, che hanno sostanzialmente trascinato giù il listino.
Mentre ci si affanna ad individuare cause attinenti allo scenario internazionale, ed in particolare all’abbassamento del prezzo del petrolio, non si guarda invece alle cause strettamente attinenti alla “struttura” del debito bancario.
Sebbene la tematica sia piuttosto controversa, la cui analisi richiederebbe seri approfondimenti di tipo economico – finanziario, è pur sempre possibile effettuare una panoramica sintetica su una delle principali fonti di guadagno del sistema bancario: i mutui.
In una condizione normale, l’erogazione di un mutuo, commisurata al valore di mercato di un dato immobile, costituirebbe comunque una fonte di guadagno, reso dall’applicazione dell’interesse composto sul valore erogato. Tale rendita avviene per la banca nel medio periodo, considerando comunque il fatto che spesso gli interessi vengono “anticipati” dal cliente, attraverso la composizione di un rateo inizialmente composto in prevalenza dalla quota interesse.
Se un mutuo viene “cartolarizzato”, il rapporto iniziale cliente-banca, pur rimanendo virtualmente il medesimo, vede l’inserimento di un terzo “intermediario”.
Il credito che la banca vanta nei confronti del proprio cliente viene ceduto ad una società “veicolo”, la quale a sua volta “recupera” il valore del credito attraverso l’emissione di titoli obbligazionari immessi sul mercato.
Spesso però tali obbligazioni costituiscono pacchetti alla base di fondi di investimento del sistema pensionistico, o vengono presentate come obbligazioni “sicure” (attraverso uno specifico sistema di rating: AAA, BBB, ecc.), pur essendo nella realtà ad alto rischio.
Se volessimo raccontarla in due parole, il debito contratto da una buona parte dei cittadini torna ad essere finanziato dai cittadini stessi, ed i diversi operatori economici coinvolti costituiscono solo elementi di intermediazione delle transazioni di debito.
È già successo pochi anni fa che il sistema è collassato proprio a causa della “bolla immobiliare”, ovvero un innalzamento ingiustificato dei prezzi degli immobili, che ha determinato però un effetto di ritorno devastante: i mutui con cui sono stati effettuati gli acquisti di tali immobili in breve sono diventati insoluti, e dunque obbligazioni “spazzatura” sparse per tutto il pianeta.
Ora, dato lo scenario attuale – quindi – non sarebbe forse più opportuno, prima di ipotizzare particolari contingenze esogene, analizzare la struttura dei debiti e dei rendimenti bancari in Italia? È immediatamente evidente il fatto che la cartolarizzazione, a parte l’immediato guadagno per gli operatori finanziari, rappresenti uno strumento con un enorme potenziale “effetto boomerang” nell’ambito dell’economia reale, e dunque per il sistema Paese.
Inoltre, come già avviene in altre Nazioni, ai fini di una maggiore trasparenza dell’intero sistema, non sarebbe utile differenziare le banche di solo investimento dalle banche connesse al sistema produttivo e sociale italiano?