AUSTRIA. L’OPEC taglia ancora la produzione per fronteggiare la crisi

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L’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio, Opec, ha raccomandato un enorme taglio della produzione di petrolio a seguito del forte calo dei prezzi causato dall’epidemia di coronavirus. In occasione dell’incontro annuale dei membri dell’Opec presso la sua sede centrale di Vienna, in Austria, il 5 marzo, è stato annunciato che si vuole tagliare la produzione di 1,5 milioni di barili al giorno, per controbilanciare l’enorme colpo alla domanda dopo l’epidemia di coronavirus.

L’Opec dice che il taglio sarà rivisto nella prossima riunione di giugno. Tuttavia, la riduzione proposta dipende dall’approvazione della Russia, che è tutt’altro che certa. Il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak, non era presente all’incontro, essendo partito da Vienna il 4 marzo, ancora contrario all’idea.

Se Mosca non accetta la proposta «non ci sarà nessun accordo», ha detto ai giornalisti fuori dalla sede dell’Opec il ministro del Petrolio iraniano Bijan Namdar Zanganeh. I prezzi sono scesi negli ultimi 18 mesi in reazione alla guerra commerciale Usa-Cina, ma ora i timori per Covid-19 hanno aggiunto un’accelerata al calo già vistoso, riporta Cgtn.

Con i voli cancellati in Europa, le scuole chiuse in Giappone, le città in quarantena in Italia e il crescente numero di morti dall’Iran allo stato di Washington, la crisi del coronavirus è diventata globale, e, con essa, il suo impatto sulla domanda di energia. 

Il coronavirus ha colpito l’incontro dell’Opec a livello personale, con tutti i ministri che si sono fatti prendere la temperatura al loro arrivo. I cartelli consigliavano ai delegati di non stringere la mano o abbracciarsi, e alcuni sono stati visti salutarsi battendo i piedi.

Questa settimana i prezzi del petrolio sono saliti leggermente in quanto i venditori hanno anticipato che l’Opec avrebbe annunciato un taglio della produzione, ma l’incertezza che circonda il sostegno della Russia ha invertito i guadagni.

Il 5 marzo, il Brent Crude, titolo di riferimento internazionale del petrolio, è stato scambiato a 50,85 dollari al barile, con una perdita di 28 centesimi, mentre il West Texas Intermediate degli Stati Uniti si è attestato a 46,64 dollari, circa lo 0,3% in meno. L’anno scorso, l’Arabia Saudita ha attuato il 65% della riduzione dell’offerta totale dell’organismo in media, contro appena l’11% della Russia.

Graziella Giangiulio