AUSTRALIA. Steve Bannon guida gli expat cinesi contro Pechino

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I separatisti cinesi sostenuti dall’ex consigliere presidenziale statunitense Steve Bannon, dal miliardario cinese in esilio Guo Wengui e da uno dei più famosi giocatori di calcio cinesi, Hao Haidong, si riuniscono per la prima volta in Australia, per capitalizzare le crescenti tensioni tra l’Australia e il Partito comunista cinese.

Bannon, l’ex capo stratega del presidente americano Donald Trump, è stato reclutato nel 2018 dall’uomo d’affari cinese in esilio Guo Wengui, che ha fatto la sua fortuna nello sviluppo immobiliare. Guo sostiene di aver investito 100 milioni di dollari per indagare su presunti abusi di potere da parte di persone ai più alti livelli del Partito comunista cinese e sull’istituzione del movimento filodemocratico sotto la bandiera del Nuovo Stato federale cinese.

Ma l’Fbi sta indagando sulla fonte dei fondi per il movimento e su un contratto di 1 milione di dollari tra Bannon e Guo, secondo il Wall Street Journal. Guo è stato accusato dal governo cinese di riciclaggio di denaro sporco, frode, rapimento e stupro, accuse rigettate e definite una ritorsione per una serie di video anti regime. I due hanno inaugurato il movimento a giugno scorso, con una azione sulla Statua della Libertà, a New York.

La star del calcio Hao Haidong, il Maradona cinese, e sua moglie Ye Zhaoying, ex campione del mondo di badminton cinese, sono gli altri leader di alto profilo del gruppo, riporta il quotidiano australiano The Age. L’Australian Strategic Policy Institute ha scoperto a giugno che Guo, noto anche come Miles Kwok, era stato il bersaglio di una campagna di social media statali: 70.000 tweet coordinati che accusavano il miliardario di essere un traditore, un immorale bugiardo e un imbroglione.

Il movimento opera a Sydney e Melbourne e mira a riunire un certo numero di disparati gruppi di expat anticomunisti in una coalizione per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle violazioni dei diritti umani e sulla soppressione politica da parte del regime di Pechino. L’attuale tensione tra Cina, Australia e Stati Uniti ha innescato un’impennata nel movimento pro-democrazia.

Tommaso dal Passo