Il domino delle “comfort women”

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COREA DEL SUD – Seul 30/12/2015. L’ultimo accordo tra Seoul e Tokyo per concludere la questione della schiavitù sessuale delle sudcoreane praticata dalle forze armate nipponiche durante la Seconda guerra mondiale ha dato vita ad una reazione a catena in Asia, con più paesi che chiedono accordi analoghi con il Giappone.

L’effetto domino è iniziato il 28 dicembre, riporta il Korea Jongaang Daily, poco dopo l’annuncio dell’accordo: Taiwan ha sollecitato il Giappone ad avviare negoziati sulla questione. Eleanor Wang, degli esteri di Taipei, ha detto che Taipei ha più volte chiesto scuse ufficiali a Tokyo e un sostegno per le vittime di guerra; oltre 2.000 donne di Taiwan furono costrette alla schiavitù sessuale, di cui solo quattro sono ancora oggi vive. Il Giappone ha finanziato un risarcimento per le vittime attraverso il Fondo asiatico delle donne, misura inaccettabile per Taipei perché iniziativa privata, non ufficiale del governo giapponese. Simili richieste, scuse ufficiali e risarcimento, sono anche arrivate dalla Cina.
Secondo il cinese Global Times, 16 donne di conforto presentarono una denuncia contro il governo giapponese nel 1995; nel 2007, la Corte Suprema del Giappone ha ammesso i danni delle vittime, ma non il risarcimento.
Nel 2014, solo 23 erano le sopravvissute in Cina e, riporta il quotidiano cinese, l’ultima superstite cinese che citato in giudizio il governo giapponese è morta all’inizio di dicembre 2015 all’età di 89 anni. Data l’apertura con la Corea del Sud, il giornale afferma che non c’è alcuna ragione per cui non Tokyo non debba fare lo stesso per le vittima in Cina. Ma non finisce qui: altri paesi potrebbero seguirne l’esempio.
In quel periodo, infatti, il Giappone ha utilizzato nei bordelli militari donne provenienti dai paesi occupati: Corea, Cina, Filippine, Thailandia, Vietnam, Malesia, Taiwan, Indonesia e Birmania, oggi Myanmar; oltre a donne di origine europea dei Paesi Bassi e dell’Australia. Inoltre anche Pyongyang potrebbe unirsi al domino appena iniziato: a novembre, il ministero degli Esteri della Corea del Nord aveva chiesto scuse e risarcimento dal Giappone.