Elezioni in Armenia: osservatorio regionale

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ARMENIA – Yerevan . Il 2013 è un anno fondamentale per la regione meridionale caucasica viste le elezioni presidenziali che si svolgeranno in Armenia (18 febbraio), in Azerbaijan e in Georgia (ottobre) che potranno riconfermare le vecchie leadership nazionali oppure dare una svolta, rivoluzionare gli assetti politici interni portando al potere nuove figure.

Nel caso armeno le elezioni sono viste come un passo fondamentale anche nel processo di pace che coinvolge il vicino stato azero inerente il conflitto del Nagonro-Karakabkh e l’occupazione di circa il 20 % del territorio nazionale dell’Azerbaijan.

 

Le elezioni presidenziali armene si svolgeranno il 18 febbraio dalle ore 8 alle ore 20. Numerosi i candidati che si contendono la poltrona da presidente. Tra cui l’attuale presidente e leader del Partito Repubblicano, Serzh Sargsyan; l’ex Primo Ministro Grant Bagratyan, il presidente del partito Eredità nonché ex Ministro degli Esteri Raffi Hovhannisyan; il leader dell’Unione Nazionale di Auto-Identità Paruyr Hayrikyan; l’ex Ministro degli Esteri del Nagorno-Karabakh Arman Melikyan, l’analista politico di Radio Hay Andreas Ghukasyan, lo scrittore  Vardan Setrakyan ed il leader del Partito Consenso Nazionale Aram Harutyunyan.

Negli ultimi tempi si era profilata l’idea di un rinvio delle elezioni. L’attentato al candidato presidenziale Paruyr Hayrikyan infatti poteva essere da parte dello stesso motivo di esercitare il diritto sancito dal Codice Elettorale armeno di far posticipare il voto in attesa della sua guarigione (AGC Communication – Elezioni presidenziali armene non rinviate; AGC Communication – Hayrikyan vuole posticipare le elezioni; AGC Communication – Candidato presidenziale armeno ferito). 

Quello che è certo al momento è che il clima elettorale in Armenia è molto incandescente. Perché oltre al tentato omicidio, c’è in corso anche lo sciopero della fame di Andreas Gukhasyan (AGC Communication –  candidato presidenziale armeno) che ha allarmato i medici per le sue condizioni di salute. Tale sciopero, anticipato dalla richiesta dello stesso Gukhasyan di boicottare le elezioni rivolta agli altri candidati presidenziali con l’intento di lasciare “isolato” l’attuale presidente Serzh Sargsyan (AGC Communication – Candidati presidenziali armeni verso il boicottaggio elettorale). A seguire il suo esempio poi Aram Harutyunyan, che ha fatto uno sciopero della fame  “giornaliero” rispettando la sua promessa di sciopero della fame per l’8 febbraio(AGC Communication – Sciopero della fame per un altro candidato presidenziale armeno).

Le denunce presentate dai candidati alle elezioni presidenziali e gli scioperi della fame fatti per sensibilizzare l’opinione nazionale ed internazionale però non devono offuscare dalla reale situazione politica armena: il Partito Repubblicano guidato da Serzh Sargsyan continua ad essere la prima forza politica del paese, fatto che induce a pensare ad una sicura vittoria dell’attuale presidente. Tale idea è poi avvalorata dalla rinuncia da parte di Gagik Tsarukyan del Partito Armenia Prospera di candidarsi per la nomina presidenziale (AGC Communication – Tsarukian non si candida per le elezioni presidenziali): la seconda forza politica armena capace di ottenere più del 30% dei voti alle elezioni parlamentari della primavera del 2012 si è rifiutata di proporre un proprio candidato ed ha dimostrato un approccio fallimentare oppure troppo “lascivo” nei confronti del partito al potere, dubbi alimentati poi dall’appoggio di diversi membri di Armenia Prospera allo stesso Serzh Sargsyan (AGC Communication – Armenia Prospera supporta il presidente Sargsyan).
Questi gesti sicuramente rafforzano la posizione del leader del Partito Repubblicano il quale, secondo i sondaggi nazionali, sarà il sicuro vincitore delle prossime elezioni riuscendo ad ottenere anche il 70% dei voti (AGC Communication – Sargsyan verso la rielezione a presidente) a discapito delle recenti affermazioni di Hayrikyan il quale verso la fine di gennaio si era mostrato convinto di riuscire a vincere le elezioni del 18 febbraio.

Occorre comprendere che tali votazioni avranno sicuramente un riflesso importante sui rapporti internazionali dell’Armenia ed in special modo con l’Azerbaijan, paese con il quale lo stato armeno è entrato in conflitto dal 1992 al 1994 per il possedimento dei territori del Nagorno-Karabakh e di sette distretti limitrofi (circa il 20 % del territorio nazionale azero) conclusosi con un cessate il fuoco e la creazione del Gruppo di Minsk da parte dell’OCSE per poter favorire il processo di pace.
L’ultimo incontro avvenuto a Parigi il 28 gennaio 2013, a cui hanno partecipato il Ministro degli Esteri armeno Edwar Nalbadian e quello azero Elmar Mammadyarov presieduto dai rappresentanti di Francia, Stati Uniti e Russia del Gruppo di Minsk, si è classificato come il “solito insuccesso” in cui le due parti non sono riuscite a raggiungere un punto di incontro. Le accuse che sono state rivolte dagli azeri si riferivano alla volontà dell’Armenia di opporsi ad ogni proposta dei rappresentanti dell’Azerbaijan, mentre a sua volta i delegati armeni hanno additato quelli azeri di staticità e di non aver presentato un reale programma e reali iniziative per favorire la pace. Lo stesso Mammadyarov durante l’incontro con il Ministro degli Esteri del Brasile Antonio Patriota aveva dichiarato che il dialogo di pace tra le due parti si sarebbe potuto svolgere soltanto dopo il ritiro armeno ed il vice del ministro azero, Araz Azimov, aveva auspicato un cambio nella dirigenza e nella leadership di Yerevan nelle elezioni presidenziali del 18 febbraio visto come una possibilità di rinnovamento politico volto a facilitare le relazioni tra le due parti (AGC Communication – Nessun progresso tra Armenia ed Azerbaijan; AGC Communication – Mammadyarov: possibili dialoghi di pace solo dopo il ritiro armeno) .

Elezioni che ovviamente potranno confermare una leadership del paese volta a consolidare i propri rapporti con la Federazione Russa, come dimostrato negli ultimi tempi dalla firma del protocollo posta dai rappresentanti armeni e russi presso l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) per la formazione di un industria di difesa congiunta e con la partecipazione della Commissione Centrale Elettorale russa come organo di monitoraggio delle votazioni presidenziale armene del 18 febbraio. Gli ultimi tempi stanno dimostrando che Mosca sta aumentando la sua influenza e la sua presenza in Armenia allarmando l’Occidente ed in special modo gli Stati Uniti i quali vedono in tale azione una ripresa della “sovietizzazione della regione”.
I rappresentanti della Commissione Centrale Elettorale della Federazione Russa monitoreranno le elezioni presidenziali armene che si svolgeranno nel paese caucasico il 18 febbraio 2013 secondo quanto riportato dal Segretario dell’organizzazione Nikolai Konkin al servizio di informazione ITAR-TASS. Konin ha affermato che il gruppo di esaminatori è stato formato e vede al suo interno il membro della Commissione Sergei Danilenko e diversi direttori delle commissioni elettorali delle regioni russe a cui verrà aggiunto il lavoro e l’operato di Vladimir Churov, presidente della Commissione.

Le buone relazioni tra Yerevan e Mosca sono state dimostrate anche dalla firma posta oggi 31 gennaio dai rappresentanti armeni e russi della Commissione Interstatale per la Cooperazione Economica e Militare del CSTO sul protocollo per la formazione di una industria di difesa congiunta. Il Segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale Armena Artur Bagdasaryan ha sottolineato l’importanza di tale accordo ed i benefici di cui lo stato armeno potrà usufruire. Il settore militare e della difesa sta registrando negli ultimi tempi un significativo avvicinamento tra la Federazione Russa e l’Armenia specialmente dopo l’aumento dell’attività militare di Mosca nell’area del Caucaso meridionale e della zona caspica sfruttando sia la flotta navale del Mar Caspio e sia il personale militare nella base armena di Gyumri(AGC Communication – Aumenta la presenza militare russa nel Caucaso meridionale). I buoni rapporti tra le due parti sono stati confermati anche a metà gennaio dalle dichiarazioni del Ministro della Difesa dell’Armenia Seyran Oganyan il quale aveva dichiarato la volontà dello stato caucasico di fornire territorio utile alla Russia per la costruzione di una stazione radar in grado di compensare la perdita della base di Gabala nel nord dell’Azerbaijan (AGC Communication – Nuova stazione radar russa in Armenia). In merito alla stazione radar azera, il portavoce del Ministro degli Esteri dell’Azerbaijan Elman Abdullayev ha riferito che il primo incontro della Commissione congiunta azero-russa inerente le questioni tecniche per la chiusura della base di Gabala è stato pianificato per febbraio.Questo avvicinamento tra Mosca e Yerevan, in special modo nel settore militare ed economico e nell’ottica dell’Unione Euroasiatica, sta preoccupando gli Stati Uniti i quali, tramite le parole del Segretario di Stato Hilary Clinton, avevano affermato l’intento della Russia di “sovietizzare la regione” del Caucaso (AGC Communication – L’Armenia verso l’Unione Euroasiatica). Lo scontro tra la Federazione Russa e l’Occidente (tra cui emergono gli Stati Uniti e l’Unione Europea) verte anche sull’ingresso nella sfera economica dell’Armenia, paese che è caratterizzato da problemi di natura economica vertenti in special modo sull’aumento delle esportazioni ai danni dell’importazioni e dal divario sociale (AGC Communication – Continuano i problemi economici dell’Armenia), che ha spinto in special modo Mosca e Washington a destinare ingenti capitali verso Yerevan per finanziare progetti di ripresa e sviluppo economico e sociale. In questa ottica possono essere visti i 30-32 milioni di dollari che il governo statunitense vorrebbe destinare a quello armeno per promuovere la democrazia e programmi di governance. Secondo quanto riportato dal direttore dell’ufficio di Yerevan dell’Agenzia Statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID) Karen Hilliard, durante l’incontro tra i rappresentanti dell’USAID ed il Primo Ministro armeno Tigran Sargsyan è stata avanzata una tale proposta con l’intento non solo di sviluppare la democrazia ed i sistemi legislativi ad essa afferenti, ma anche con quello di fornire maggiore affidabilità al paese in modo da attrarre gli investimenti stranieri per rafforzare gli organi addetti alla lotta alla corruzione.