Riad. No all’occidentalizzazione

231

ARABIA SAUDITA – Riad 17/04/2014. Protesta più unica che rara al di fuori della Corte reale saudita a Riad. I conservatori sauditi hanno inscenato una protesta contro l'”occidentalizzazione” delle riforme, in cui rientra le previsione dell’educazione fisica per le studentesse.

Riportano la notizi ai media sauditi il 17 aprile. Al Hayat ha pubblicato una serie di fotografie nella sua edizione saudita, di decine di uomini in abito tradizionale che marciavano a piedi verso la corte, la sede del governo, e seduti sul prato esterno, simbolo anche questo del cambiamento sociale.

Nella prima decade di aprile, il la Shura saudita ha deciso, tra l’altro, di sollecitare il governo ad emanare norme che permettessero alle ragazze che frequentano le scuole statali di fare sport, possibilità cui molti conservatori si erano a lungo opposti. La maggior parte delle scuole private, al contrario, offrono lezioni di ginnastica alle alunne.
Alcuni religiosi, i conservatori ei loro sostenitori temono che il regno stia perdendo i suoi valori islamici a favore di idee occidentali.
In Arabia Saudita, alle donne è vietato guidare; devono ottenere l’approvazione di un maschio che vigili su di loro per lavorare, aprire un conto in banca, viaggiare all’estero o anche sottoporsi ad alcune operazioni chirurgiche.
Il quotidiano pan arabo riportava le parole dei manifestanti che erano venuti alla Corte Reale per incontrare i funzionari e discutere di simili decisioni che consideravano come un passo verso l’occidentalizzazione, in particolare l’educazione fisica scolastiche per le ragazze.
Il regno saudita, che osserva la sharia, ha fatto una serie di graduali riforme negli ultimi dieci anni, finalizzate a dare alle donne un ruolo più importante nella società e a favorire un atteggiamento più tollerante verso le altre fedi.
Ma la dinastia sunnita degli al-Saud ha sempre governato “assieme” ai religiosi della scuola wahhabita e ha sempre guardato con circospezione le istanze di cambiamento religioso o sociale, per paura di provocare una reazione conservatrice .
Alcuni religiosi si sono lamentati della promozione dell’occupazione femminile, della nomina di 30 donne alla Shura, organismo consultivo del governo, delle riforme del sistema giudiziario e sull’attenzione data nel settore educativo a temi e materie diverse da quelle religiose.
Ogni forma di protesta nel regno saudita è vietata e il 16 aprile un tribunale ha condannato un attivista a sei anni di carcere con l’accusa di aver partecipato a manifestazioni illegali e aver organizzato le manifestazioni di protesta delle donne.