ARABIA SAUDITA. Donne in fuga riacciuffate con il codice IMEI

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Le donne che sono scappate dall’Arabia Saudita hanno condiviso in forma anonima che il governo ha tentato di usare l’International Mobile Equipment Identity, Imei, del loro telefono cellulare per rintracciarle e riportarle nel Regno saudita. Due donne hanno detto a Business Insider che i funzionari governativi sauditi hanno chiesto alle loro famiglie la confezione del loro telefono cellulare, sostenendo di averne bisogno per trovarle. 

Una terza donna, riporta Morocco World News, che da allora è stata riportata in Arabia Saudita, ha detto che il suo avvocato l’ha informata che il suo codice Imei è stato utilizzato per rintracciarla. Un Imei è un numero Id di 15 cifre unico per ogni cellulare ed è separato da un numero Sim, cambiare il proprio codice Imei significa sostituire l’intero dispositivo, non solo la carta Sim.

Ogni volta che un telefono cellulare si collega a una torre, condivide le informazioni di identificazione, compreso il codice Imei. Con queste informazioni, è possibile rintracciare un individuo a pochi metri dalla sua posizione.

L’utilizzo del codice per tracciare la posizione dell’individuo non è né una tecnologia nuova né complessa, il numero è spesso stampato sullo slot Sim del telefono e all’esterno dell’imballaggio originale, ma di solito il suo utilizzo è riservato all’uso esclusivo della polizia o dei servizi segreti dei rispettivi stati.

Il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita, ha inizialmente ottenuto una risposta internazionale positiva quando ha incluso la promozione dei diritti delle donne come parte del suo piano, noto come Saudi Vision 2030, per modernizzare la nazione.

Da allora, le donne saudite hanno acquisito il diritto di guidare e gli uomini non sono più in grado di chiedere il divorzio senza informare le loro mogli. Le donne scappano per motivi diversi, ma la legge saudita che richiede alle donne di avere il permesso di un uomo di fare cose come sposarsi, lavorare o viaggiare è il principale motivo comune delle fughe secondo Human Rights Watch.

Le donne saudite in fuga cercano di ottenere asilo in un altro paese in modo che siano protette dall’essere riportate con la forza in patria. La tendenza ha recentemente attirato maggiore attenzione dopo fughe di alto profilo come la diciottenne Rahaf Mohammed, che ha trasmesso in streaming la sua fuga sui social media a gennaio prima di ottenere l’asilo in Canada. In risposta all’attenzione dell’opinione pubblica su questa tendenza, il governo saudita ha creato un video che paragona le donne fuggitive a dei jihadisti.

Lucia Giannini