ARABIA SAUDITA. Arriva l’IVA

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Il periodo senza tasse sarà presto un ricordo del passato per i sauditi dopo che il governo ha approvato l’imposta sul valore aggiunto sostenuta dal Fmi da imporre nei paesi del Golfo a seguito del crollo del prezzo del petrolio.

I residenti del regno hanno a lungo goduto di una vita esente da imposte e pesantemente sovvenzionata, ma il crollo dei prezzi del greggio dal 2014 ha scatenato tagli e la ricerca di nuove entrate.
L’Arabia Saudita è il maggior esportatore di petrolio al mondo e la più grande economia nella regione araba.

Ha congelato grandi progetti di costruzione, tagliato gli stipendi ai ministri e ha imposto un congelamento dei salari ai dipendenti pubblici per far fronte ad un deficit di bilancio record nel 2016 pari a 97 miliardi di dollari. Ha anche fatto tagli senza precedenti ai sussidi per il carburante e per i servizi di pubblica utilità.

Il regno sta ampliando la sua base di investimento e cerca di incrementare i proventi “non-oil” negli sforzi di diversificazione economica, mirando a pareggiare il bilancio entro il 2020.
Il governo «ha deciso di approvare l’accordo unificato per L’imposta sul valore aggiunto» da attuare nel corso del Consiglio di cooperazione del Golfo riporta la Saudi Press Agency, l’agenzia di stampa ufficiale dell’Arabia Saudita. «È stato preparato un regio decreto» prosegue l’agenzia; il decreto prevede un prelievo del cinque per cento applicato a determinate categorie di merci a seguito di un accordo Ccg nel giugno 2016.

La decisione è in linea con una raccomandazione del Fondo Monetario Internazionale per gli stati del Golfo: imporre misure di entrate sensibili scegliendo tra accise e imposte sul valore aggiunto per aiutare il loro adeguamento ai prezzi del greggio più bassi, che ha rallentato la crescita regionale.
I paesi del Ccg hanno già deciso di implementare tasse sul tabacco, bevande analcoliche e energia per il 2017.

Lucia Giannini