AMBIENTE. Migliora la qualità dell’aria in Cina, ma non abbastanza

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Le zone a elevato rischio smog vicino Pechino e Shanghai hanno fatto grandi miglioramenti nella qualità dell’aria verso la fine del 2019, ma l’inquinamento atmosferico in altre parti della Cina è peggiorato con il trasferimento delle industrie pesanti piuttosto che la loro chiusura.

Il premier cinese Li Keqiang ha lanciato una “guerra all’inquinamento” nel 2014, ma il suo obiettivo principale è stato quello di ripulire i cieli nelle regioni fortemente industrializzate e politicamente sensibili di Pechino-Tianjin-Hebei e del delta del fiume Yangtze, dove i livelli di smog sono molto più alti dello standard nazionale, riporta Scmp.

Le due regioni dovrebbero centrare l’obiettivo di ridurre le concentrazioni medie di particelle pericolose trasportate dall’aria, le PM2.5, rispettivamente del 4 per cento e del 2 per cento nei sei mesi fino a marzo 2020, stando ai dati del Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita, Crea, di Helsinki.

Tuttavia, il PM2,5 medio della Cina è rimasto invariato nell’ultimo trimestre del 2019 dopo aumenti pesanti nello Heilongjiang, Jiangxi e Guangdong, secondo Crea.

A Pechino, il PM2,5 è sceso del 18 per cento da ottobre a dicembre 2019, mentre la provincia circostante di Hebei, area principale della produzione di acciaio cinese e sua regione più inquinata, ha registrato un calo del 18 per cento delle concentrazioni rispetto all’anno precedente.

La produzione industriale inquinante si è, infatti, spostata altrove, ha detto Crea, con l’Hebei che ha ridotto la produzione di acciaio del 14% e quella di cemento del 7% tra ottobre e novembre, anche se la produzione nazionale è aumentata. 

Crea ha detto che la Cina è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi di qualità dell’aria 2016-20 dopo aver tagliato il PM2,5 di oltre un quarto e l’anidride solforosa di oltre la metà in quattro anni.

Tuttavia, le emissioni di ossido di azoto sono diminuite di un tasso più lento, mentre l’ozono a livello del suolo, un altro grande rischio per la salute, è effettivamente aumentato. La guerra cinese contro l’inquinamento era sempre più soggetta a rendimenti decrescenti, dopo aver fatto troppo affidamento sull’installazione di tecnologie di controllo piuttosto che sui tagli all’uso di combustibili fossili, tanto che la Cina deve ora «accelerare la transizione verso l’energia pulita», riporta Crea.

Secondo il Ministero dell’Ecologia e dell’Ambiente cinese, le concentrazioni medie di PM2,5 a livello nazionale sono scese del 2,9 per cento a 34 microgrammi per metro cubo da gennaio a novembre 2019. Non sono però stati pubblicati i dati per l’intero anno. Lo standard nazionale provvisorio della Cina è di 35 microgrammi.

Il ministero dell’Ambiente ha detto che gli sforzi antinquinamento nel 2020 saranno intensificati nelle «regioni non centrali».

Lucia Giannini