Algeri si sente assediata

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ALGERIA – Algeri 14/09/2013. L’Algeria ha alzato il livello di allerta delle sue truppe lungo il confine meridionale e orientale.

Questo suggerisce, secondo il quotidiano al Khabar, che ci sono piani per colpire il paese, fatto che ha interrotto la convalescenza del presidente Abdelaziz Bouteflika per due incontri in meno di una settimana, con il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Kaid Salih. In parallelo, manovre delle forze di sicurezza sono state effettuate al confine.

Algeri si sta concentrando sui suoi vicini orientali e meridionali, cosicche “assicurare il confine” è diventata la prima priorità del paese. Per questo motivo, Bouteflika ha incontrato Salih e volte con il primo ministro Abdelmalek Sellal, per discutere della situazione e dare istruzioni per rafforzare la sicurezza delle frontiere. In concomitanza con questi incontri, il ministro degli Esteri, Mourad Medelci su Canal Algerie TV, il 9 settembre, ha ribadito l’esigenza di azioni che ormai vanno oltre la “lotta al terrorismo” e assomigliano a “reazioni ad una potenziale aggressione esterna”. Medelci ha sottolineato l’importanza di «restare vigili per proteggere il nostro paese, cooperando con i paesi vicini in questo senso». Un giorno dopo il suo incontro con Bouteflika , accompagnato da Sellal, Medelci ha detto: «Stiamo lavorando con libici, tunisini, nigeriani e mauritani, accanto ad altri paesi della regione del Sahel». La reazione ufficiale in termini di sicurezza delle frontiere indica che questo problema è diventato la preoccupazione “più importante” di Bouteflika e del suo governo onde evitare il ripetersi di attacchi come quello di Tigantourine. Questo messaggio è stato compreso dai dirigenti delle compagnie petrolifere, che avevano evacuato il giacimento di gas a Tigantourine dopo l’attacco del gennaio 2013, ed ecco ritornare  dopo aver ricevuto assicurazioni da parte delle autorità British Petroleum, che opera nel settore del gas con la norvegese Statoil. L’ambasciatore inglese in Algeria, Martin Roper, ha detto, l’8 settembre, che i dipendenti Bp torneranno presto in Algeria. Le autorità algerine si sono rese conto che l’intervento francese nel nord del Mali contro i gruppi terroristici è stato solo l’inizio di una nuova battaglia contro il terrorismo, o contro coloro che usano il terrorismo per distruggere la sovranità dei paesi. Questo perché si profila una minaccia terroristica più grande di quella passata: la Brigata guidata da Mokhtar Belmokhtar, la mente degli attacchi nella città di In Amenas, e il Movimento per l’ Unità e Jihad in Africa occidentale (Mujiao), si sono unite nel nuovo gruppo chiamato al- Mourabitoun, per ampliare le loro attività e stabilire uno stato islamico.

Il nuovo allerta suggerisce che la posizione algerina è «in uno stato di disperazione» sull’efficacia dei paesi alleati nel contrastare i movimenti dei gruppi terroristici nel Sahel. L’Algeria ha preferito indirizzare i propri sforzi verso l’arena interna e promuovere la sua sicurezza alle frontiere, invece di dissipare le sue capacità nel deserto, senza alcun risultato, pur concentrandosi nella caccia ai membri attivi del movimento terroristico in varie parti del paese. La tv di Stato algerina ha recentemente attribuito una maggiore importanza alle notizie relative all’eliminazione dei terroristi e allo stesso tempo, l’esercito sta rilasciando sempre più dichiarazioni sugli esiti della sua lotta contro il terrorismo. C’è un altro fatto che sta dietro l’attenzione per la sicurezza dei confini: il tentativo di ripristinare la propria presenza terroristica in Algeria da parte della galassia jihadista, con la fuga dal Mali settentrionale verso il sud della Libia. Ciò ha sollevato i timori anche nell’Unione europea, che ha affermato che la minaccia del terrorismo proverrà anche dal sud della Libia; fatto che si è puntualmente verificato.

La crescente attività di gruppi terroristici a Jebel ech Chambi e gli attacchi contro l’esercito tunisino, con  molte vittime tra i soldati tunisini, hanno spinto l’esercito algerino ad inviare rinforzi terrestri ed aerei per proteggere il confine, oltre alle unità già di stanza al confine con la Libia. Anche se questi rinforzi sono progettati per supportare la lotta contro il terrorismo, riflettono l’assenza di piani regionali a medio termine. Questo è alla luce di rapporti circolati nelle cancellerie, secondo i quali la Tunisia avrebbe accettato un offerta degli Stati Uniti per creare campi di addestramento anti-terrorismo in territorio tunisino vicino all’Algerial, notizia subito smentita dal ministero degli Esteri tunisino.