ALGERIA. Rischio libico per Algeri 

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La comunità internazionale teme l’instabilità che potrebbe derivare nel bacino euromediterraneo da quanto sta accadendo in Algeria. Nessuno vuole un’altra Libia o Siria. Eppure le elezioni in Algeria si svolgeranno il 12 dicembre prossimo in un clima di incertezza, senza osservatori internazionali, mentre le manifestazioni di protesta proseguono ininterrottamente nelle piazze del paese da quasi un anno. È quanto stabilito dall’indiscusso potere del regime militare che governa il paese da decenni, sotto il comando del generale Gaid Salah.

Giovedì della scorsa settimana il Parlamento europeo ha condannato le massicce violazioni dei diritti umani in Algeria. L’ex Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Federica Mogherini, aveva sottolineato che i diritti del popolo algerino di esprimersi devono essere garantiti in nome dei principi proclamati dalla Costituzione del paese e dai suoi impegni internazionali.  

Il Parlamento europeo invita le autorità algerine a porre fine a «tutte le forme di intimidazione, compresi molestie giudiziarie e legislative, criminalizzazione, nonché arresti e detenzioni arbitrarie di manifestanti pacifici, difensori dei diritti umani, giornalisti e blogger critici e di adottare le misure necessarie per garantire la loro protezione fisica e psicologica, la loro sicurezza e la loro libertà di svolgere le loro attività legittime e pacifiche».

Anche la Spagna è fortemente preoccupata per la situazione in Algeria e lo fa sapere ufficialmente attraverso una dichiarazione del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione spagnolo, preoccupato per la crescente minaccia terroristica.

In effetti, dopo che i servizi di intelligence stranieri avevano lanciato l’allarme di “un grave attacco terroristico”, il ministero degli Esteri spagnolo aveva raccomandato di non visitare i campi Sahrawi di Tindouf in Algeria, a causa della «crescente instabilità» al confine tra Algeria e Mali e «l’intensificazione delle attività dei gruppi terroristici» nella regione sahelo-sahariana. Nella nota diramata dal Ministero Spagnolo; circa 25.000 persone risiedono nei campi profughi di Tindouf. 

Il ministro della Difesa spagnolo, Margarita Robles conferma e rilancia l’allarme di attentati gravi ed imminenti nei campi profughi algerini. In un’intervista alla rete Cadena Ser, il Ministro ha dichiarato che questa minaccia è «reale, molto avanzata e potrebbe essere imminente», lanciando «un appello alla cautela e alla responsabilità! Per tutti coloro che hanno intenzione di trasferirsi nei campi di Tindouf (Algeria), poiché «l’intera area è messa a rischio, inclusa l’integrità fisica delle persone». Un messaggio chiaramente destinato a tutti i cittadini spagnoli, ed in particolare ai cooperanti che lavorano nei campi profughi di Tindouf.

Il Fronte Polisario ha cercato di gettare discredito sulla maggioranza dei servizi di intelligence che avevano per primi avvisato della minaccia: in una dichiarazione parla addirittura di cospirazione spagnola e mondiale contro i loro interessi, ritenendo infondati gli allarmi di attentati. Alla paradossale accusa del gruppo alla comunità spagnola, da sempre vicina alla situazione drammatica dei profughi, ha replicato il vicepresidente del governo spagnolo, Carmen Calvo, che ha confermato la «minaccia seria e credibile» e affermando che «Le autorità spagnole si basano su “informazioni molto specifiche” fermo restando il dovere di proteggere i cittadini spagnoli ovunque».

Redazione