I pirati conquistano la costa occidentale africana

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COSTA d’AVORIO – Abidjan. 29/5/13. La Costa d’Avorio sotto assedio. I pirati scorrazzano liberi dalla Nigeria alla Costa d’Avorio, pascolando nel Golfo di Guinea al largo della costa dell’Africa occidentale, tanto sanno che nessuno interverrà per fermarli. In Nigeria ci sono molte cose che fanno gola ai pirati che saccheggiano e poi le vendono al mercato nero. La pirateria sta fortemente impattando sulle economie dell’Africa occidentale.

«Sono in aumento i premi assicurativi, dopo gli attacchi al largo Benin nel 2011 ha portato a un calo del 70 per cento del traffico nel porto di Cotonou». Ha dichiarato il ministro della Difesa del Benini, Issifou Kogui N’Douro al Consiglio di Sicurezza dell’ONU.

Negli ultimi tre anni dalla Nigeria le bande armate hanno raggiunto la più grande economia francofona dell’Africa occidentale. Il fenomeno della nuova pirateria nasce da una rivolta nel delta del Niger in Nigeria, ricco di petrolio, che ha generato una rete di reti criminali, bande che ora minacciano di far deragliare lo sviluppo di una delle regioni più povere del mondo come il Golfo di Guinea che invece intende diventare un hub del gas e del petrolio della regione. Numerose compagnie petrolifere internazionali hanno messo gli occhi sui giacimenti di petrolio del Ghana e nella vicina Costa d’Avorio, Liberia, Senegal ma insieme agli interessi economici delle compagnie petrolifere sono cresciuti anche quelli dei pirati. Nel 2010, l’International Maritime Bureau (IMB), che ha monitorato la pirateria globale dal 1991, ha registrato 33 attacchi nel Golfo di Guinea. Lo scorso anno, questa cifra è balzata al 58. Ricordiamo che sulla costa orientale, in Somalia la pirateria secondo la Banca Mondiale costa 18 miliardi di dollari all’anno. A differenza della costa orientale in quella occidentale gli stati che si affacciano sul Golfo, zona di interesse della pirateria, sono molti e con interessi molto diversi, difficile farli collaborare.

Un altro danno a questi paesi deriva dal mancato introito economico da tasse portuali e i dazi doganali, fonte essenziale di ricavi per le nazioni costiere della regione. In Benin, il trasporto marittimo fa affluire la metà delle entrate del governo, secondo la Banca Mondiale, e l’80 per cento di questi introiti provengono dal porto di Cotonou.

Qualsiasi aumento dei costi di spedizione a causa di premi assicurativi o di sicurezza a bordo fa lievitare i prezzi al consumo ti tutte le regioni che usano questo porto per importare o esportare le merci come il Mali e il Burkina Faso.

Gli Stati Uniti hanno contribuito a formare la marina militare della Nigeria per affrontare i pirati e per salvaguardare le navi che transitano in quelle acque territoriali. Ma nonostante questi sforzi, si legge su un servizio della Reuters le importazioni di petrolio dal West Africa agli Stati Uniti sono più che dimezzati dal 2010 a causa del boom economico africano. Non solo le acque territoriali dei Paesi della costa orientale africana sono sempre più spesso preda di pirati che scoraggiano gli scambi commerciali.
L’Unico paese che resiste al momento è la Cina. Ma non si sa per unto tempo.

I pirati hanno occupato le acque del Benin nel 2011, Paese che ha chiesto aiuto alla Nigeria nel tentativo di dare vita a una marina regionale per respingere gli attacchi dei pirati. L’Unione europea sta finanziando la formazione di sette guardie costiere della regione. Non solo, sta nascendo un nuovo codice di condotta per i paesi dell’Africa occidentale e centrale, redatto con l’aiuto delle forze armate statunitensi, in cui si invitano i governi della costa e dell’interno a collaborare per smantellare le basi a terra e sequestrare quelle navi che si ritiene siano utilizzate per la criminalità marittima.

Il documento, descritto dalla fonte della sicurezza occidentale come un “game changer”, sarà sul tavolo del vertice dei capi di Stato in Camerun il prossimo mese.