I talebani infiammano Kabul

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AFGHANISTAN – Kabul 03/10/2014. Ancora un altro attentato a Kabul, il terzo nelle ultime 24 ore.

L’attacco suicida del 2 ottobre è avvenuto vicino ad un autobus dell’esercito afghano, causando la morte di tre soldati ed il ferimento di altri sette. La rivendicazione da parte dei talebani non si è fatta attendere. Anche il primo ottobre due insurgents si sono fatti esplodere su due autobus lasciando senza vita altre sette persone. Questi attacchi del gruppo terrorista si inseriscono nella loro ferma opposizione all’accordo di sicurezza bilaterale (BSA), che era stata a lungo ritardata in attesa appunto della nomina del nuovo Presidente. Subito dopo il suo insediamento Ashraf Ghani ha siglato l’intesa che consentirà a circa 10.000 soldati statunitensi e 3.000 soldati provenienti da Germania, Italia e altri paesi membri della coalizione di rimanere nel paese il prossimo anno ricucendo i tesi legami che si erano sviluppati con Washington nell’ultimo periodo. Hamid Karzai, in carica sino a lunedì, si era rifiutato di firmare l’accordo, ciò era stato interpretato come disaccordo e stava incrinando le relazioni tra Afghanistan e Stati Uniti mettendo a rischio i risultati conseguiti dalla missione ISAF, che andrà a concludersi alla fine del 2014. I talebani si stanno lanciando ora in pesanti offensive contro le forze di sicurezza afghane per confermare la loro opposizione alla nuova missione, che subentrerà il 1 ° gennaio 2014, denominata Resolute Support, che continuerà a dare il necessario supporto alle forze afghane contro il terrorismo.

Il Presidente Ghani appena confermato, dopo il lungo periodo di attesa in cui si è dovuto procedere al riconteggio dei voti, ha proposto immediatamente, già durante il suo primo discorso, agli insorti talebani di unirsi a nuovi colloqui di pace, sentita la rivendicazione dell’attentato suicida che ha ucciso quattro civili durante la cerimonia di insediamento: “Chiediamo agli oppositori del governo, specialmente i talebani e Hizb-e-Islami, altro gruppo militante fondamentalista, di far parte di possibili colloqui politici”.
In Afghanistan questo è il primo passaggio democratico del potere, dopo Hamid Karzai. Purtroppo non avviene senza tensioni, a causa anche della fragile coalizione che dovrà portare Ashraf Ghani alla formazione di un governo di unità nazionale dopo l’accordo con il suo avversario Abdullah Abdullah. Ora le aspettative e le attenzioni di tutti i sostenitori stranieri e afghani, ma soprattutto del popolo possono solo auspicare a che si mettano da parte le loro rivalità e cominciare a lavorare per migliorare la situazione sociale ed economica di un paese che da troppo tempo è sconvolto da conflitti e povertà. I cittadini ora si aspettano di vedere soddisfatte tutte quelle promesse elettorali che li ha portati in grandi numeri a recarsi alle urne, nonostante le difficoltà e le minacce dei talebani che avevano fortemente contrastato questo elemento democratico.

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