Shindand addio!

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AFGHANISTAN – Herat 06/02/2014. Il retrograde è concluso l’ultima FOB – Forward Operating Base – italiana “La Marmora” di Shindand è stata definitivamente ceduta alle Afghan National Security Forces.

A consegnare materialmente le chiavi è stato il colonnello Franco Merlino comandante del 183° Reggimento paracadutisti “Nembo” di Pistoia, ultimo a operare nel territorio di Shindand come Transition Support Unit Center (TSU-C). Parliamo degli eredi della divisione Nembo, inseriti nella Brigata Folgore che combatterono durante la guerra di liberazione contro le truppe di occupazione tedesche, costituiscono un pezzo importante della nostra storia nazionale che ci riporta alla battaglia di Filottrano, una delle operazioni più brillanti del Corpo e all’azione di Case Grizzano che viene ricordata come un evento epico in cui i paracadutisti italiani vennero a fronteggiarsi con onore contro i loro analoghi tedeschi. 

Non è facile reggere all’emozione per questi 80 ragazzi rimasti sino alla chiusura, gli altri componenti del Reggimento, insieme a una compagnia di bersaglieri del 7° reggimento di Altamura (BA), una compagnia del 4° reggimento genio guastatori di Palermo, una compagnia del 2° reggimento trasmissioni alpino di Bolzano e un nucleo di carabinieri con compiti di polizia militare avevano già nei giorni precedenti raggiunto Herat con altri convogli o via aerea con gli elicotteri. La lunga colonna è partita intorno alle nove del mattino per giungere a destinazione poco dopo le 14. Si procede lentamente, ognuno di loro porta con se un un’emozione e tanti ricordi; essere gli ultimi forse accresce l’intensità di questa fase, una esperienza di lunghi mesi trascorsi all’interno di una base in mezzo al deserto fortifica i rapporti e certamente ha creato uno spirito di condivisione anche con i militari dell’esercito afghano e con la popolazione. Essere parte di questo convoglio aiuta ad entrare nello spirito di questa missione e a comprendere che i nostri ragazzi non sono mai stati un esercito di invasione, la gran parte degli abitanti dei villaggi percepiscono positivamente questa presenza, purtroppo però ci sono ancora delle sacche di resistenza da parte di alcuni gruppi legati o alla criminalità locale che lavora per la destabilizzazione del paese o agli insurgent che comunque tentano di continuare la loro opera di distruzione della struttura sociale ed economica del paese. Non è difficile usare il potere nei confronti di chi spesso non ha di cui sostentarsi, convincendola attraverso aiuti economici o assistenza alle famiglie o anche semplicemente attraverso minacce a scagliarsi contro. Facile riconoscere i villaggi ostili perché al passaggio dei mezzi della coalizione i ragazzi, poco più che bambini, tirano sassi, che solo grazie alla blindatura e ai reticoli di protezione dei mezzi non causano danni importanti. Sono pochi casi isolati che danno però la dimensione di una situazione ancora non completamente risolta.

Tra Shindand ed Herat ci sono circa 130 km, il tragitto può nascondere trappole e minacce per cui il convoglio è preceduto da un assetto del 4° Reggimento Genio Guastatori di Palermo, composto da personale altamente specializzato nella gestione della minaccia di ordigni esplosivi di varia tipologia, che si avvale anche di unità cinofile, tra cui Igor un cane che ama fare l’attore, e mostra le sue qualità di recita riuscendo anche a darsi per morto. Il clima è di grande complicità, spirito di appartenenza e di corpo che si respira sia nel cortile di Shindand che all’arrivo ad Herat quando ormai il pericolo è scampato. Si procede lentamente e in alcuni tratti siamo costretti anche a fermarci in attesa che gli uomini del genio abbiano reso il percorso “clear” pulito da quei tanti ordigni improvvisati che gli insurgent in questa terra “amano” tanto posizionare. È previsto solo uno stop con discesa dai mezzi in una zona denominata “Irene 10” dove il Colonnello Merlino, prima di procedere per l’ultima volta verso Herat, saluta il  comandante della Compagnia dell’ANSF del territorio, un amico come lo definisce il comandante del Nembo, perché ci spiega in un contesto come questo la collaborazione della coalizione con le Forze di sicurezza locali è stata fondamentale per la riuscita dell’ambizioso progetto della missione ISAF, quella di portare il più possibile stabilità all’interno di un paese martoriato dalla guerra. Ora la FOB “La Marmora” diventerà la sede della brigata aerea dell’aeronautica militare afgana, restano sul terreno 35 istruttori italiani dell’Aeronautica Militare per la preparazione dei piloti e controllori di volo. 

Con questo rientro il contingente italiano è completamente ridislocato totalmente presso Camp Arena ad Herat sede del Regional Command West.