I grandi numeri del Prt italiano a Herat

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AFGHANISTAN – Herat 27/03/2014. Il PRT – Provincial Reconstruction Team – componente civile e militare del contingente italiano ISAF dopo nove anni di presenza nella Provincia di Herat, dove ha sede il Regional Command West (RCW), ha concluso ufficialmente il 25 marzo il suo mandato.

Alla cerimonia di chiusura svoltasi a Herat, erano presenti il comandante del Comando Operativo di Vertice Interforze, generale Marco Bertolini, l’ambasciatore d’Italia in Afghanistan Luciano Pezzotti, l’Italian Senior Rappresentative (massima autorità militare italiana presente nel teatro operativo afgano), generale Antonio Satta, il comandante del Regional Command West, generale Manlio Scopigno, il comandante del PRT, colonnello Vincenzo Grasso, il governatore della provincia di Herat Sayed Fazullah Wahidi e numerose altre autorità provinciali.

I numeri riepilogativi sono davvero molto interessanti: 1288 il totale dei progetti realizzati, 46 i milioni di euro stanziati dal Ministero della Difesa. Alla popolazione lasciamo una grande ricchezza strutturale che ha visto sorgere 44 poliambulatori, un ospedale pediatrico ed uno per tossicodipendenti, un centro di medicina legale, 105 scuole, 60 chilometri di rete idrica e 16 per acque reflue, circa 800 pozzi per l’acqua, 3 ponti, 130 chilometri di strade, 17 edifici pubblici e governativi, 34 infrastrutture militari, due centri di aggregazione per sole donne ed uno di arti visive, un carcere femminile, un istituto penale per minori ed il terminal passeggeri dell’aeroporto di Herat. Si è voluto investire in settori fondamentali in questo paese salute, istruzione, lavori pubblici, giustizia ed agricoltura: “La grande forza è stata quella di seguire sempre la struttura di programmazione delle istituzioni locali, in base alle loro richieste si andava a valutare la fattibilità di attuazione dei progetti e si interveniva immediatamente”, spiega il Colonnello Vincenzo Grasso ultimo al comando del PRT. La tempestività di intervento è facilmente dimostrata dal fatto che solo nel 2013 tra i progetti più importanti realizzati nella provincia e in particolare nella città di Herat troviamo: 1 biblioteca, 11 nuove scuole, 3 Poliambulatori, 1 Ospedale con 100 posti letto per riabilitazione di tossico dipendenti, il Giardino delle Donne, un dormitorio con 50 posti letto per Centro riabilitazione disabili, 1 palazzina governativa per il Dipartimento Economia, 5 tratti di canali per la raccolta delle acque reflue, 1 palazzina per il comando di Polizia nel distretto di Herat, 1 struttura scolastica per il Carcere, una serie di strutture per la ricerca a favore della Facoltà di Agraria dell’Università. L’elenco è davvero corposo e interessante e lascerà una traccia indelebile della presenza italiana nel paese afghano, ma anche nel cuore di chi ha lavorato con questa popolazione che troppo spesso viene riconosciuta e confusa con la componente terroristica.

«La chiusura del PRT, un processo concordato e condiviso quasi 3 anni fa dalle nazioni contributrici ai PRT stessi, è l’espressione del contestuale, progressivo e definitivo trasferimento alle autorità afghane della responsabilità di tutte le province del Paese» ha così sottolineato il generale Bertolini parlando dell’operato di questa struttura «sempre indirizzato a sostegno del processo di ricostruzione del Paese, all’incentivazione dello sviluppo economico, dell’occupazione locale e ad infondere fiducia verso le istituzioni politiche presenti nel territori». L’opportunità di vedere l’iter di sviluppo dei progetti e condividerli poi direttamente con chi ha l’opportunità di utilizzarli, oltre a rendere l’idea della reale operatività del sistema, rende emozionante anche il mio lavoro di reporter. In un paese selvaggio dalla bellezza mozzafiato in cui tutto alle volte sembra essere il contrario di tutto, queste strutture saranno a lungo ricordate nel buon nome del nostro paese che mai come ora ha necessità anche di questi riconoscimenti. E lo esprime anche il governatore della provincia di Herat, Sayed Fazullah Wahidi «Siamo grati e riconoscenti al popolo italiano. Molto è cambiato nella nostra provincia da quando nove anni fa il PRT posò in città la prima pietra, dando avvio ad una lunga serie di progetti per la popolazione in linea con le aspettative delle istituzioni governative e in un clima di reciproca collaborazione. E noi, tutto questo, non lo dimenticheremo mai».

Il PRT nasce il 31 marzo del 2005 e «ha lavorato in tutti questi anni non solo tra la gente della città di Herat, ma anche nei villaggi più remoti della provincia per garantire che gli interventi fossero coerenti con le direttrici del piano definito dal governo afghano in termini di sicurezza, supporto alla governance, alla ricostruzione ed allo sviluppo» ha detto il dal generale Antonio Satta. Mentre l’ambasciatore Luciano Pezzotti ha aggiunto che «uno degli obiettivi conseguiti dal PRT è stato, infatti, quello di creare un contesto stabile e favorevole grazie al quale le autorità politiche locali, le organizzazioni internazionali, nazionali, governative e non, possono finalmente sviluppare in maniera autonoma tutte le attività di ricostruzione e sviluppo per il miglioramento del tessuto economico-sociale». Si perché tutto ciò può essere visto e contestualizzato nel futuro in cui tutti auspichiamo di veder questo paese crescere ed emanciparsi da chi vorrebbe l’Afghanistan ancora una volta sotto il dominio del terrorismo e della frangia più estremista che vuole falsamente usare il nome di una religione per affermare il suo potere. Il fatto che vi siano risultati veramente importanti nel campo della formazione lascia ben sperare in tal senso, se pensiamo che nel campo della scolarizzazione vi è stato un aumento del 40%, il numero degli studenti maschi e femmine si aggira intorno ai 130mila, un netto miglioramento della condizione femminile: le donne diplomate nel 2014 sono il 50% e quelle laureate il 38% del totale della popolazione scolastica, molte infrastrutture sono state progettate e realizzate proprio per garantire alle donne afgane punti di aggregazione, formazione e crescita culturale. «Alla base di questo successo c’è l’Afghan first», ha evidenziato il generale Manlio Scopigno, «il principio da sempre applicato dal PRT che ha garantito l’assunzione di responsabilità da parte delle autorità governative locali nella creazione di un tessuto economico autoctono, approccio questo che ha reso il modus operandi del PRT italiano un modello di riferimento per tutti gli altri ventisette enti similari distribuiti sul territorio afghano».

«Ogni progetto», aggiunge il colonnello Vincenzo Grasso, «è stato realizzato in base al criterio della sua effettiva sostenibilità ed in stretto coordinamento con le autorità locali, facendo ricorso a manodopera del posto con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro e positive ricadute economiche sul territorio». Ciascuna realizzazione andrebbe visitata per scoprire quanto tutto ciò sia in grado di cambiare l’approccio della popolazione nei confronti del mondo esterno; ringrazio personalmente il Colonnello Grasso e il suo staff per avermi dato l’opportunità di condividere e documentare alcuni dei progetti che non sono più numeri su carta ma vere realizzazioni e contemporaneamente poter leggere negli occhi delle persone quel naturale senso di condivisione e gratitudine di un popolo semplice e proteso all’amicizia.