Ali tricolore nei cieli afgani

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AFGHANISTAN – Herat 14/01/2014. Tra gli assetti italiani della missione ISAF, che fornisce attività  di supporto al Governo afghano, schierati nella regione ovest sotto guida italiana vi è quella dell’Aeronautica Militare.

Ne fanno parte la Task Group “Black Cats” e “Astore” alle dipendenze della JATF (Joint Air Task Force) sotto il comando del colonnello Francesco Saverio Agresti e l’unità di l’aviazione dell’esercito la Task Force “Fenice”  comandata dal Colonnello Antonio Giovanni Villani.

Alla JATF troviamo una donna pilota, Stefania Irmici, che oltre a raccontare la sua passione mostra la sua esperienza e professionalità attraverso la descrizione dei mezzi a disposizione della TF che si articola sulle seguenti unità operative: il Task Group “Black Cats”, che dispone di caccia-bombardieri ricognitori AMX provenienti dal 32° Stormo di Amendola e dal 51° Stormo di Istrana; il Task Group “Albatros”, su velivoli da trasporto C-130J e YEC-27-J JEDI della 46^ Brigata Aerea di Pisa; il Task Group “Astore”, che opera con velivoli a pilotaggio remoto “Predator” MQ1C del 32° Stormo di Amendola, e l’Ufficio A2-ISR che raccoglie, analizza e fornisce e dirama le informazioni provenienti da fonti nazionali, NATO e ISAF, nonché quelle prodotte con i sensori ISR disponibili, al fine di fornire il contributo informativo richiesto per il “Decision Making” del Comandante di RC-W e delle unità delle Forze Speciali ed  assetti di ISAF.

Con meno di 200 militari, suddivisi tra la linea di volo e quella di supporto, la JATF assicura molteplici capacità professionali e operative tra loro complementari: dal trasporto tattico ad attività di sorveglianza con il Predator, dalla ricognizione alle operazioni di supporto alle forze di terra con i velivoli AMX e YEC-27-J JEDI. È altresì elemento importante del “braccio aereo” di ISAF e svolge un ruolo determinante a favore della sicurezza delle truppe a terra e della movimentazione del personale e dei materiali nel teatro, offrendo un valido contributo alla transizione attualmente in atto in Afghanistan. Grazie alla preziosa collaborazione di Ubaldo Fiorillo, della cellula PI, riusciamo ad avere materiale tecnico adatto per illustrare al meglio la presenza dell’Aeronautica Italiana in questo teatro.

L’AMX, un aereo monomotore da attacco e ricognizione, al quale negli anni Novanta era stato attribuito il “nickname” Ghibli; è disponibile anche nella versione biposto da addestramento avanzato (AMX-T). Il Ghibli è in grado di svolgere missioni di supporto ravvicinato, ricognizione tattica ed aerocooperazione con le forze di superficie (terrestri e navali). Il velivolo è dotato di un impianto per il rifornimento in volo e, grazie al sistema avionico in dotazione, è in grado di svolgere missioni in qualsiasi situazione meteo.

Il C-130J Hercules II è un quadriturbina da trasporto idoneo anche alle missioni di aviolancio di paracadutisti e materiali, è in servizio dal 2000 nella versione standard e “allungata” (C-130J-30). È impiegato dalla 46^ Brigata Aerea di Pisa, costituisce uno dei velivoli più importanti della componente da trasporto dell’Aeronautica Militare che, dati i numerosi impegni delle Forze Armate del nostro Paese fuori dai confini nazionali, ha visto il suo impiego crescere di misura in quanto costituisce la rete di collegamenti aerei che fa da “trait d’union” con i teatri operativi più importanti.

Il C-27J Spartan, è la nuova e avanzata versione del velivolo da trasporto tattico, parliamo di un cargo medio particolarmente versatile e flessibile nell’impiego in grado di svolgere con efficacia le diverse missioni da trasporto tattico operando anche da piste semi-preparate o deteriorate. Questo velivolo garantisce all’Aeronautica Militare di effettuare con efficacia anche missioni di tipo sanitario, aviolancio di materiali e paracadutisti, pattugliamento marittimo.

Arriviamo ai velivoli che certo destano più curiosità: i “Predator”. L’MQ1C o “Predator A” è costruito dalla General Atomics ed è un aeromobile a pilotaggio remoto (APR) concepito essenzialmente per compiti di ricognizione, sorveglianza e acquisizione obiettivi, che cattura definisce, analizza le informazioni provenienti da fonti nazionali, NATO e ISAF, nonché quelle prodotte con i sensori ISR disponibili, al fine di raccogliere il materiale informativo necessario alle politiche di comando. È un bellissimo giocattolo grigio che ha una apertura alare di 14,8 m,  lungo 8,2 m e alto 1,82 m; raggiunge una velocità di crociera di 135-160 km/h è ha una autonomia di 24 ore on station a 926 km dalla base di partenza. Ha un peso massimo al decollo di 952 kg con  impianto propulsivo a motore Rotax 912 a quattro cilindri, carico utile di 204 kg  utile per sensori elettro-ottici, radar ad apertura sintetica.

L’MQ-9A “Predator B” sarà operativo nel teatro afghano a partire dall’ultima decade di gennaio; è costruito anch’esso dalla General Atomics, è anch’esso un velivolo a Pilotaggio Remoto (APR) ed ha gli stessi impieghi del Predator A ma con una tecnologia più sofisticata. Il velivolo, con un’apertura alare di oltre 20 metri, una velocità superiore ai 400 Km/h ed una capacità di volo a media ed alta quota, garantisce una grande autonomia di volo, permettendo di ottenere elevate prestazioni sia nella condotta di missioni ISTAR (Intelligence, Surveillance, Target Acquisition and Reconnaissance) e sia, in ambito marittimo e terreste, di operazioni di pattugliamento, ricerca e soccorso. È in grado di assolvere a vari compiti tattici come per esempio, rilevare la presenza di minacce di IED – ordigni esplosivi improvvisati – che rappresentano il pericolo più insidioso e diffuso nel teatro in oggetto.  Possono inoltre essere effettuate missioni in ambienti operativi ostili, in presenza di contaminazione nucleare, biologica, chimica o radiologica, oppure acquisire dati ed informazioni relativi ad obiettivi di piccole e grandi dimensioni in zone potenzialmente oggetto di operazioni. I velivoli Predator B permettono anche, di contribuire in modo unico alla creazione e mantenimento della cosiddetta “Situational Awareness”, ovvero al controllo dell’evoluzione della situazione da parte delle autorità responsabili del comando delle attività. Le caratteristiche di autonomia, velocità, persistenza e raggio d’azione, unite ai bassi costi di esercizio, rendono il Sistema uno degli strumenti migliori per il controllo dei confini, il monitoraggio ambientale, il supporto alle forze di polizia e l’intervento in caso di calamità naturali. I Predator utilizzati dal Contingente italiano non sono da combattimento, ossia non sono armati ed effettuano pertanto una protezione passiva e non sono in grado di intervenire in caso di operazioni sul terreno monitorato. Per colore e dimensioni non è di facile avvistamento, neppure dai sistemi avanzati e alle volte viene scambiato per un uccello. Costituisce un elemento assolutamente negativo il fatto che non può volare in condizioni atmosferiche avverse.

Oltre all’Aeronautica Militare nel Teatro Afghano è presente la Task Force “Fenice” un’unità dell’Aviazione dell’Esercito sotto il comando del Colonnello Antonio Giovanni Villani. È costituita dal 1° Reggimento AVES “Antares”con il supporto di personale del Comando AVES, Centro Addestrativo AVES, COTIE, 5° Reggimento AVES “Rigel”, 2° Reggimento di sostegno AVES “Orione”, 3° Reggimento di sostegno AVES “Aquila”, 4° Reggimento di sostegno AVES ” Scorpione”e 7° Reggimento AVES “Vega.

L’Italian Aviation garantisce:

– impiego ad ampio spettro dalla funzione Combat alla funzione supporto al combattimento, a quella sostegno logistico di supporto e di trasporto logistico in tutta l’Aerea di Responsabilità;

–  possibilità di schieramento di una forza mobile, deterrente e sostenibile, fino a medio raggio, in tempi ridotti con elicotteri A129 ed assetti in QRF -Quick Response Force – con elicotteri CH47 ed un plotone di fanteria aeromobile entrambi in grado di intervenire in tempi ridotti, sia di giorno che di notte, in tutta l’area di responsabilità;

– supporto alle funzioni operative di C2 e di Attività Informativa;

– capacità di Forward Medevac con un team formato da personale medico ed infermieristico dotato di elevate capacità professionali sanitarie. In particolare 1 medico con specializzazione anestesia e rianimazione e 2 infermieri di area critica,  specificatamente formati presso il nostro Centro Addestramento Aviazione dell’Esercito di Viterbo per poter coniugare le loro capacità alle difficoltà insite nella 3D.    

–  capacità di pianificazione aderente alla complessità della minaccia e delle Regole di ingaggio.

Breve panoramica degli elicotteri in dotazione della TF

A129 “Mangusta”: è un elicottero da esplorazione e scorta prodotto in Italia dalla AgustaWestland, ed è stato il primo elicottero del suo genere ad essere progettato e costruito in Europa occidentale. L’equipaggio è composto da due piloti, un tecnico meccanico di aeromobili, un tecnico elettronico di aeromobili ed un operatore di sistemi d’arma; questi ultimi, non si trovano a bordo dell’aeromobile, ma sono comunque parte integrante dell’equipaggio. La configurazione dell’elicottero è in tandem: il pilota, seduto nella postazione posteriore, è responsabile della condotta della macchina e coopera nella gestione dei sistemi di bordo con il copilota tiratore che è responsabile delle comunicazioni, della navigazione e dell’utilizzo dei sensori. Al copilota tiratore, che occupa la postazione anteriore, è inoltre devoluta la gestione dei sistemi d’arma, sebbene al pilota sia data ugualmente possibilità di aprire il fuoco tramite il sistema di puntamento integrato nel casco. È equipaggiato con sistemi integrati di navigazione e di visione notturna, in grado di fornire la piena capacità di combattimento notturno ed “ognitempo”. L’elicottero può essere utilizzato sia in funzione anticarro, sia per l’effettuazione di ricognizione armata, attacco al suolo, scorta e supporto di fuoco. Sebbene l’osservabilitá dell´A129 sia già minima grazie alla ridotta segnatura IR (infra-red) garantita dai soppressori di calore e dalle vernici speciali, l’adozione di sistemi di autoprotezione contro un ampio spettro di minacce e l’installazione del sistema di rilascio flares e chaffs permette protezione contro i missili a guida IR e radar. La protezione dell’equipaggio è, poi, massimizzata dai sedili corazzati, dalle protezioni balistiche laterali scorrevoli e dai cristalli antiproiettile della sezione frontale. Il Mangusta è dotato di un sistema di videoregistrazione che consente la registrazione delle immagini diurne e notturne, provenienti dai vari sensori, su videocassette. Tale sistema conferisce all’assetto una capacità IMINT (IMagery INTelligence), accrescendone le potenzialità e allineandolo alle attuali esigenze operative. L’attuale impiego nel teatro operativo afghano prevede, di norma, una configurazione con 200 colpi per il cannone da 20 mm., 1 missili TOW e, all’occorrenza, un serbatoio ausiliario per il carburante al fine di aumentarne l’autonomia di volo. La possibilità, tuttavia, di modificarne in tempi rapidi la configurazione per l’assolvimento di specifiche missioni, è solo uno dei molteplici punti di forza di quest’elicottero che rappresenta un vanto delle Forze Armate italiane nel panorama militare internazionale. 

CH47 “Chinook”: è un elicottero bimotore a turbina, destinato al trasporto di carico, truppe ed ordigni bellici in condizioni di volo diurno, notturno, a vista e strumentale. La potenza viene fornita da 2 turbomotori Lycoming T55-L-712E installati nella parte posteriore della fusoliera che erogano una potenza massima di 9500 SHP. L’equipaggiamento per le missioni dell’elicottero CH-47C consiste nei sistemi d’armamento M-24 e M-41, nell’installazione di corazzature, nel sistema per il lancio di artifizi Chaffs e Flares (SIAP), 3 ganci di carico esterni, un verricello esterno ed uno interno per imbarco/sbarco del carico interno, nella fune di sospensione dei cavi di vincolo dei paracadute. Utilizzando i ganci esterni si possono sollevare carichi pari a 12700 Kg al gancio baricentrico, 9072 Kg utilizzando i ganci elettrici in tandem (anteriore e posteriore), 7257 kg utilizzando il singolo gancio elettrico. La configurazione standard per il trasporto personale prevede 33 posti, incrementabili fino ad un massimo di 50. Nella configurazione sanitaria si possono trasportare un massimo di 24 barelle. L’elicottero equipaggiato con: 3 sistemi d’arma cal. 7,62 per autoprotezione e sistema di autoprotezione SIAP (Sistema Integrato di Autoprotezione); ha capacità di volo notturno con l’ausilio di visori NVG (Night Vision Goggles) e ha la capacità di ricevere immagini con sistema “ROVER 4” da assetti Predator o AMX. Il CH47 viene impiegato per il trasporto di personale e materiali, per il rischieramento della QRF e risulta essere un assetto frequentemente utilizzato in teatro Afghano. 

NH-90: è l’ultimo dei mezzi ad ala rotante introdotto nell’Aviazione dell’Esercito. Questo nuovo elicottero da trasporto ha un alto contenuto tecnologico e raggiunge elevate prestazioni, capacità operative e possibilità di sopravvivenza anche in ambiente ostile ad elevata minaccia. La sua fusoliera costruita completamente in materiali compositi non metallici ed il sistema dei comandi digitali del tipo “Full fly by wire”, sono solo due delle principali peculiarità che assicurano elevate capacità di trasporto diurno e notturno in condizioni ambientali anche critiche, elevando notevolmente le possibilità di portare a termine la missioni in piena sicurezza. Tra le prestazioni principali abbiamo: una velocità massima di 175 nodi; una autonomia operativa che può raggiungere anche le 3 ore e 30 minuti; la sua cabina di carico, nella versione non armata, può essere dotata di 14 seggiolini per trasporto truppa; la versione armata è dotata di due sistemi d’arma “Pintle machine gun” che impiegano la mitragliatrice M134 Dillon cal 7.62, con una celerità di tiro di 3000 colpi al minuto; ha un moderno sistema integrato di guerra elettronico EWS (Electroni Warfare System); il sistema di navigazione è basato su due moderne piattaforme inerziali del tipo “laser gyro” che gli garantiscono autonome capacità di navigazione ed avvicinamento; i piloti sono interfacciati con moderni sistemi di visionica che garantiscono una costante e certa consapevolezza delle condizioni di volo e prestazione; capacità di volo notturno con sistema integrato nel casco piloti HMSD (Helmet Mounted Sight and Display) con visione NVG (Night Vision Goggle) e FLIR (Forward Looking Infrared). E’ dotato di WXR (Weather Radar). Ha la capacità di ricevere immagini con sistema “ROVER 4” da assetti Predator o AMX. 

L’NH-90 viene impiegato per il trasporto di personale e materiali, per il trasporto e impiego della Forward Medevac. L’utilizzo dell’elicottero quale mezzo di sgombero principale, ma anche di altri vettori aerei delle forze della coalizione con a bordo il Forward Medevac Team (FMT), ha contribuito a garantire una preziosa riduzione dei tempi di intervento, entro i limiti posti dagli standard NATO del Teatro. In entrambi i casi il team MEDEVAC ha dimostrato di possedere capacità tecnico-professionali ed apparecchiature biomediche d’eccellenza, per il trattamento immediato e la gestione rianimatoria in volo, di tali tipi di feriti. L’attività di primo soccorso, in estrema emergenza, dove il tempo può fare la differenza, è appannaggio esclusivo delle elevatissime capacità tecnico-strumentali e delle risorse umano-professionali del Team, dispiegabili in tempi ridottissimi sul territorio. Gli equipaggiamenti-presidi di rianimazione, indispensabili per il supporto dei parametri vitali del paziente critico e la professionalità dell’equipe Forward MEDEVAC fornisce un binomio inscindibile, ammirato da tutte le nazioni del contingente e rappresenta una punta d’eccellenza per l’Italia. 

In un momento così complicato della nostra storia nazionale potrebbe essere difficile comprendere come si possano investire tanti denari pubblici in missioni militari all’estero, ma da una più attenta analisi di politica internazionale emerge che non è più possibile rinchiudersi dentro la propria “piccola” economia senza preoccuparsi di angoli del mondo anche remoti. L’Italia rappresenta un modello storico e culturale che non rappresentato dalla chiusura nel proprio presente, cosa che determinerebbe la sua uscita dalla storia. Siamo posizionati geograficamente  al centro del Mediterraneo, terra di transizione delle moderne migrazioni, facciamo parte dell’antico Patto Atlantico, ma soprattutto siamo un paese che viene riconosciuto come centro di interesse. Il perché di una missione militare spesso potrebbe sembrare inammissibile perché si rischia di ledere la sovranità di un altro Stato, ma la prospettiva cambia in base a quanto si sia capaci di allungare lo sguardo. Quando mi sono coperta il capo e ho attraversato la porta d’ingresso della base militare abbandonando ogni protezione, insieme ad un collega fotoreporter, e ci siamo immersi nella quotidianità di una città viva che ha voglia di riscattarsi dalla guerra, solo allora ho potuto sperimentare concretamente che al di la di ogni possibile visione politica o personale che l’Italia è uno dei protagonisti dello sviluppo di questo paese e ciò non sarebbe stato possibile senza la presenza delle divise. Siamo stati per un giorno cittadini di Herat, liberi di girare tra le vie stupende della città solo grazie alla stabilità e sicurezza costruita in questi dieci anni di permanenza di una missione che ha attraversato tante fasi, anche di presenza armata. La guerra non è e non sarà mai la soluzione, ma non è nemmeno la violenza imposta da un regime che fa della sua religione lo strumento di potere. Non sapremmo mai cosa sarebbe accaduto in Afghanistan senza la missione ISAF, ma  posso testimoniare oggi che la popolazione afghana, almeno la maggior parte, non ha mai percepito i militari come forza di invasione. È indubbio che ci siano state violazioni e abusi in alcune situazioni, ma sono casi isolati che vanno condannati e puniti, e non mi sembra che questo avvenga solo al di fuori dei confini del proprio stato. Il mondo va conosciuto muovendosi dalla propria poltrona di casa e guardandolo dal di fuori e non da uno schermo che protegge dal rumore del silenzio, della povertà e della violenza. Anche l’Afghanistan meritava una possibilità, ora sta a noi non abbandonarlo con la fine di questa missione prevista per la fine del 2014.