Guerra per l’acqua fra 37 paesi

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GIORDANIA – Amman. 01/12/13. Le Nazioni Unite lo hanno scritto e i paesi del Medio Oriente hanno recepito il messaggio: senza accordi per la gestione dell’Acqua, in Medio Oriente si rischia la guerra perpetua. 

Gli ultimi rapporti internazionali in materia di acqua, dicono che la maggior parte dei paesi in Medio Oriente è minacciato dai conflitti derivanti dall’assenza di acqua. La dichiarazione viene dalle Nazioni Uniti ed è del 2013, dichiarato anno della cooperazione nella gestione dell’acqua. 

Secondo il principe El Hassan bin Talal senza cooperazione per la gestione dell’acqua il futuro è molto incerto. Lo ha detto il 28 novembre, ad Amman, in Giordania, dove ha parlato di microconflitti in Medio Oriente, a causa di mancanza di cooperazione regionale in materia idrica. Gli accordi in realtà sono stati siglati ma manca l’applicazione “pratica”. 

Secondo il rapporto “Prospettive e strategia internazionale”, la cooperazione per l’utilizzo dell’acqua è indispensabile per garantire al mondo la pace. Inoltre la sigla degli accordi deve essere accompagnata da un impegno politico per l’attuazione dei trattati e degli accordi in collaborazione con il forte impegno politico. I ricercatori nel settore, chiamati in Giordania per mettere in evidenza i nodi della questione idrica, hanno rivelato che i conflitti del 21 ° secolo saranno causati dalla necessità di risorsa idrica, in particolare il cambiamento climatico, la crescita della popolazione e l’inquinamento ambientale che la accompagna, supererà la domanda di acqua,rispetto a quella attuale, del 40 per cento entro il 2030. E sottolineano che lo studio condotto da 148 paesi che condividono bacini di 205 fiumi, ha dimostrato che ci sono ben 37 stati a rischio conflitto per molti motivi, tra i quali, la mancanza di accordi stipulati per la gestione delle risorse idriche. Tra gli stati che vanno coinvolti maggiormente nella gestione idrica  viene indicato Israele.

Secondo le ricerche effettuate dal gruppo Sndab e Acelikr la dove vi sono buoni rapporti di cooperazione per la gestione dell’acqua vi sono anche buone relazioni di vicinato. Mentre al contrario laddove questo problema è trascurato da tempo esplode con più facilità il conflitto.

Più di 100 di questi paesi che promuovono la cooperazione nel settore dell’oro blu, non solo a parole ma anche nella pratica, vive in pace con i paesi vicini, considerando che i problemi di acqua e la pace sono interdipendenti.

Alcune ricerche suggeriscono che la probabilità di violenza aumenta ogni volta che si arriva a un restringimento dell’ambito geografico per la gestione dell’acqua, tanto più che le questioni locali legate all’acqua in varie parti del mondo, centrate sui valori fondamentali, spesso alimentano conflitti di generazione in generazione. La ricerca ha mostrato come ad alcuni conflitti interni associati con l’acqua, hanno portato sull’orlo della disperazione alcune zone dell’India.

Le differenze associate all’utilizzo improprio dell’acqua può anche portare ai casi di disobbedienza civile e a atti di vandalismo, di violenza e proteste, come quelli che si sono verificati nello stato di Orissa, in India, quando si è arrivati allo scontro tra 30 mila aziende agricole e la polizia nel dicembre 2007 a causa della decisione presa dal governo di sospendere la fornitura di acqua dalla diga di Hirakud per i contadini in favore degli insediamenti produttivi. I contadini dipendevano totalmente dall’acqua della diga.

La ricerca conferma inoltre, che la mancanza di stabilità a livello nazionale, in alcuni casi, è causata dalla somministrazione inefficace o ingiusta per i servizi idrici. Ingiustizie che vengono valutate sia in termini di differenze nella costruzione delle reti idriche, sia dalla netta contrapposizione della distribuzione dell’acqua in città nelle periferie o nelle zone rurali. Difficile poi redimere questioni e responsabilità associate ai servizi forniti, ai prezzi, in particolare esplode la differenza legate alla gestione delle risorse idriche tra le comunità locali e le autorità dello Stato in generale. In questi ultimi casi si sviluppano proteste quando la popolazione si considera che la gestione dei servizi idrici sia inficiata dalla corruzione, o che sfruttano le risorse pubbliche per il guadagno privato.