A tre anni da Maidan

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di Antonio Albanese UCRAINA – Kiev 22/11/2016. Sono passati tre anni dalle proteste di piazza Maidan in Ucraina, e la situazione del paese resta molto difficile. Il governo Poshenko è impegnato nell’accelerazione dell’integrazione di Kiev nell’Unione europea senza però progressi visibili. Kiev e Bruxelles non hanno concordato un regime senza visti, e la zona di libero scambio comune non è stata di vantaggio per persone e imprese ucraine, riporta Sputnik. Si ritiene che che, prima o poi, l’Ue introdurrà un regime senza visti per i cittadini ucraini, ma stante la crisi economica e politica del paese non se ne percepiscono ad oggi i benefici.
Petro Poroshenko ha intensificato i legami tra Kiev e Bruxelles, tra cui la firma l’accordo di associazione, che adotta una zona di libero scambio e l’avvio di negoziati per la rimozione dei visti per i cittadini ucraini. Dopo l’insediamento, Poroshenko aveva promesso che entro il 2020 l’Ucraina avrebbe attuato le riforme necessarie nel rispetto delle norme comunitarie e avrebbe presentato domanda di adesione all’Ue; al momento però, l’Ue sta notando pochi, se non nessun, passi in avanti, col risultato che vengono procrastinati i successivi passi come la liberalizzazione dei visti, lanciata da Kiev che nel 2005, introdusse unilateralmente un regime senza visti per i cittadini comunitari.
Nel dicembre 2015, la Commissione Europea ha ufficialmente confermato che Kiev aveva attuato le riforme necessarie e consigliate e che avrebbe considerato il regime senza visti tra Bruxelles e Kiev, ma ad oggi Bruxelles non ha ancora deciso sulla questione. L’attendismo comunitario sta mettendo Poroshenko in una situazione politicamente difficile: il presidente ucraino ha ripetutamente esteso le presunte scadenze per la liberalizzazione dei visti e l’ultima è il prossimo 24 novembre, quando si terrà il vertice Ucraina-Ue.
Secondo l’Unione, la ragione principale del ritardo è la necessità di coordinare il meccanismo di sospensione dei visti con terzi in caso di afflusso di migranti. La decisione finale dovrebbe essere presa dal Parlamento europeo e dal Consiglio Ue. Per quanto riguarda la zona di libero scambio con l’Unione europea, il governo di Kiev prevede che il mercato comunitario possa essere uno sbocco per le merci ucraine e che il mercato interno possa ricevere anche merci a basso costo. La zona di libero scambio Ue-Ucraina è stata aperta, sì, nel 2016, ma i primi dati statistici rivelano che non tutte le aspettative si sono avverate. Secondo l’Agenzia nazionale ucraina di statistica, nei primi nove mesi del 2016, le esportazioni di prodotti ucraini verso l’Ue sono aumentati solo del 4,4 per cento, pari a 9,7 miliardi di dollari rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; le importazioni europee verso l’Ucraina sono aumentate del 7,3 per cento, pari a 12 miliardi di dollari. Rispetto ai dati del 2014, le esportazioni ucraine verso l’Ue sono però diminuite: nei primi nove mesi del 2014, l’Ucraina ha esportato a beni e servizi europei del valore di 13,4 miliardi di dollari; inoltre l’Ucraina continua a perdere posizioni nel mercato russo, a causa delle reciproche sanzioni economiche. Nei primi nove mesi del 2016, le esportazioni ucraine verso la Russia sono diminuite del 30 per cento, pari a 2,5 miliardi di dollari, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Le importazioni della Russia verso l’Ucraina sono diminuite del 34,3 per cento, cioè 3,6 miliardi di dollari.